Rassegna Stampa

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Sanità, il disegno di Solinas e Doria contro Cagliari: i conti si fanno martedì in Consiglio

Fonte: web sardiniapost.it
23 giugno 2023

Sanità, il disegno di Solinas e Doria contro Cagliari: i conti si fanno martedì in Consiglio


Christian Solinas e Carlo Doria sono il duo politico del momento, uniti nel nuovo disegno sugli ospedali sardi, un piano straordinario di investimenti che ha molto il sapore di una strategia del potere con lo spostamento dell’epicentro della sanità da Cagliari al Nord-ovest dell’Isola. Per il presidente e l’assessore la strada, però, non è in discesa: se infatti Solinas ha perso l’interesse per una sua candidatura bis, viste le troppe indagini che lo rendono debole sotto il profilo dell’anti-corruzione (rischierebbe di tornare a casa alla prima condanna, anche solo in primo grado), altrettanto non si può dire per gli alleati. I quali alle urne di febbraio 2024 si devono presentare. E soprattutto i cagliaritani non hanno intenzione di vedersi minare il consenso dalle mosse del governatore.

L’aria che tira nella maggioranza al governo della Regione si capirà martedì, quando al primo punto all’ordine del giorno ci sono le mozioni di Francesco Agus e Cesare Moriconi: il capogruppo dei Progressisti e l’onorevole del Pd chiedono la cancellazione della delibera 19/82 approvata dalla Giunta il 1° giugno. È l’atto politico col quale Solinas e Doria hanno ufficializzato i proprio obiettivi sulla ridefinizione dell’assistenza medica in Sardegna dando un ruolo anche all’Azienda ospedaliero-universitaria, dove Doria è in primario in aspettativa e dove decide per metà pure il rettore Gavino Mariotti, un possibile papabile alla presidenza della Regione in opposizione al sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Il quale è penalizzato due volte da Solinas che non solo gli sta costruendo contro una candidatura, ma nemmeno vuole dargli i soldi per il nuovo stadio Sant’Elia, perché lì Solinas punta a trasferire Brotzu e Oncologico.

In maggioranza ci sono consiglieri regionali che, pur senza esasperare i toni, hanno già detto a chiare lettere che il futuro ‘Gigi Riva’ deve stare a Sant’Elia, non a Su Stangioni dove il presidente vorrebbe relegarlo. Nella lista degli oppositori alle manovre del presidente c’è intanto Stefano Schirru, l’ex di Forza Italia (con gli azzurri è stato eletto nell’Assemblea civica) che alle Regionali del 2019 è passato col Psd’Az. A Schirru poco gli importa se appartiene allo stesso partito di Solinas: l’onorevole sardista non può chiedere il voto a Cagliari se contribuisce a distruggere il sogno del nuovo stadio.

Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Alessandra Zedda, l’ex assessora al Lavoro che su Solinas ne ha già dette anche quando ha lasciato l’incarico in Giunta, scegliendo così di fare la consigliera regionale ‘semplice’. La Zedda, che da ex cestista allo sport ci tiene, si trova nella stessa posizione di Schirru: lo stadio a Su Stangioni può amarlo solo Solinas, abituato alla campagna di Poggio dei Pini. Contro le mosse del governatore si è già detto non d’accordo anche Stefano Tunis, il fondatore di Sardegna 20Venti, pure lui esponente dell’Aula e da tempo ai ferri corti con Solinas.

C’è poi il fronte dei Fratelli d’Italia che attualmente ha cinque scranni: oltre al capogruppo Fausto Piga ecco il vice Antonio Mario Mundula, le ex leghiste Sara Canu e Annalisa Manca e Ignazio Tatti, tornato in Consiglio da primo dei non eletti dopo che Francesco Mura è approdato in Parlamento. Anche Piga, al pari di Truzzu, non ha detto una sola parola contro Solinas. Ma l’intesa tra gli Fdi e Solinas è al minimo storico per via dello stadio e di tutte le trame che il governatore sta costruendo contro Truzzu, un Fdi pure lui.

Nella massima assemblea sarda, gli equilibri sono 36 a 24: il centrodestra ha sull’opposizione un vantaggio di 12 voti dato dal premio di maggioranza conquistato con la vittoria alle Regionali 2019. Schirru, la Zedda e Tunis insieme ai cinque Fdi sommano otto preferenze. Vuol dire che se tutti questi consiglieri votassero a favore delle mozioni di Agus e Moriconi, la coalizione che governa la Regione scenderebbe a 28. Per contro, centrosinistra e M5s saalirebbero a 32. I due documenti di Agus e Moriconi passerebbero imponendo al governatore di cancellare la delibera 19/82 che sta dividendo il centrodestra.

Anche in caso di sconfitta, non trattandosi di una mozione di sfiducia, Solinas resterebbe in sella. Ma per il presidente l’effetto sarebbe da tsunami. Per una ragione soprattutto: se il governatore venisse messo in minoranza dai suoi – e sarebbe la prima volta dall’inizio della legislatura -, sarebbe costretto a cambiare atteggiamento. Ma soprattutto una spaccatura di questo tipo potrebbe essere il preludio di una fine anticipata della legislatura, dopo l’estate. Non un’ipotesi remota ma un cammino che martedì potrebbe iniziare a concretizzarsi. Anche perché gli alleati di Solinas sanno bene quanto il governatore sia debole, in coda alle lista delle preferenze in una delle annuali classifiche nazionali sul gradimento dei presidenti di regione. A otto mesi dalle elezioni sarde di febbraio 2024, tutti gli uscenti cominciano a farsi i conti in tasca in vista di una nuova candidatura. Il ragionamento è semplice: conviene ancora sostenere Solinas oppure è meglio mandarlo a casa? Nel Psd’Az, di sicuro, qualcuno starà studiando una soluzione alternativa al voto delle mozioni di Agus e Moriconi. Sarà un week-end di riflessione. Anche per il presidente. Che forse la corda la sta tirando troppo.