Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Silenzio-assenso per i 65 anni

Fonte: L'Unione Sarda
11 novembre 2009

Pensioni nel privato per le donne


Una recentissima sentenza della Corte costituzionale, ha dichiarato l'illeggittimità dell'articolo 50 del Codice delle pari opportunità. Nel settore privato, se una donna vorrà continuare a lavorare fino a 65 anni, non dovrà più dichiarare per iscritto al suo datore di lavoro l'intenzione di continuare il lavoro. Basterà che non dica, né scriva nulla e il suo diritto a continuare l'attività sarà automaticamente riconosciuto. In Italia l'età pensionabile per le donne è fissata a 60 anni. Per evitare che ci siano discriminazioni fra i sessi, la legge ha riconosciuto alle lavoratrici il diritto a continuare a lavorare sino a 65 anni, cioè fino al compimento dell'età fissata per gli uomini.
LA NUOVA NORMATIVA Fino ad oggi se una donna decideva di proseguire a lavorare sino a 65 anni, era tenuta ad avvisare il proprio datore di lavoro 3 mesi prima del compimento dei 60 anni. In mancanza di questa dichiarazione, la lavoratrice perdeva il suo diritto e poteva essere licenziata dall'azienda senza peraltro perdere il diritto alla pensione di vecchiaia. Con la sentenza della Consulta è decaduto l'obbligo della comunicazione per non ostacolare i principi costituzionali dell'uguaglianza fra cittadini senza distinzione di sesso. In altre parole le regole sono state capovolte: d'ora in poi la donna dovrà comunicare solo se non intende continuare a lavorare in quanto opta per la liquidazione della pensione di vecchiaia.
IL PARADOSSO La sentenza della Consulta sembra in un certo senso contrastare con le norme che a decorrere da gennaio 2010 prevedono il graduale innalzamento dell'età pensionabile per le dipendenti pubbliche da 60 a 65 anni. Nel 2010 si andrà in pensione a 61 anni, nel 2011 a 62, sino ai 65 anni del 2014. Se anche nel settore privato venisse introdotto l'obbligo di andare in pensione solo al compimento dei 65 anni, verrà meno la possibilità di scelta. E, al tempo stesso, tutto il ragionamento sulla comunicazione preventiva piuttosto che il silenzio.

11/11/2009