Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto canale, c’è la zona franca

Fonte: La Nuova Sardegna
2 novembre 2009

VENERDÌ, 30 OTTOBRE 2009

Pagina 1 - Cagliari

Il comitato portuale ha siglato i patti parasociali della società di gestione Free Zone: è la fine di una guerra



Adesso tocca a Regione, Provincia e Comune mantenere gli impegni




CAGLIARI. La zona franca del porto canale c’è. E da ieri ha tutto quello che serve per funzionare. Un patto superblindato che mette fine alla diatriba tra autorità portuale e Casic sulla titolarità delle aree del porto canale. Un percorso istituzionale e operativo per arrivare al momento in cui la prima impresa entrerà nella zona franca doganale o nel distretto industriale. Perché c’è anche una grossa novità nella storica giornata del sì espresso dal comitato portuale.
La novità, in parole povere, è questa: attorno alle banchine del porto canale, da ieri ci sono due grandi aree destinate ad accogliere le imprese con i vantaggi della fiscalità leggera o dell’esenzione dai tributi. Ma sono due aree di natura differente: una è la zona franca doganale, l’altra è il distretto industriale. L’interesse che susciteranno nelle aziende dipenderà dalla missione industriale di ciascuna. Non si poteva decidere sulla carta senza sapere cosa si aspetta il mercato interno e mondiale dalla Free Zone di Cagliari, così nei due anni di lavoro serrato condotto dall’autorità portuale sul tema «dare vita a Free Zone», è venuta un’idea: fare due aree e, una volta che si saprà quale regime preferiscono gli imprenditori decisi a investire, si amplierà la zona franca doganale oppure il distretto industriale. Spiega il presidente dell’autorità portuale, Paolo Fadda: «La zona franca per il porto canale di Cagliari venne decretata nel 1997, da allora a oggi si sono perse diverse occasioni, le agevolazioni per gli imprenditori della ‘vecchia’ zona franca non ci sono più perché nel frattempo è intervenuta l’Unione Europea, quel che si poteva fare nelle zone franche di prima, ora è possibile nei distretti industriali. La zona franca attuale è soltanto doganale, quindi di sicura utilità per le aziende che fanno venire la merce dall’estero extracomunitario e lo rivendono in paesi fuori dall’Unione europea». Gli sgravi fiscali invece si concentrano sul distretto industriale. In comitato portuale ieri è passata la linea che vuole affidare la ricerca delle aziende interessate a lavorare a Cagliari a un advisor developer, a sua volta trovato con gara internazionale.
La giornata di ieri è storica perché la materia trattata dai patti parasociali un tempo era esplosiva. Col documento, il comitato portuale ha votato perché autorità portuale e Casic conferiscano in Free Zone le aree attorno alla banchina ancora non cedute a terzi. Questo patrimonio è stato dichiarato inalienabile ed esce dalla diatriba della titolarità delle aree. Il problema resta aperto per alcuni terreni che si affacciano nel braccio di mare: di solito un terreno che tocca l’acqua è solo dell’autorità portuale, a Cagliari invece può essere del Casic. La Capitaneria di porto, sollecitata da Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane, ha avviato il quinto tavolo per la delimitazione dell’area portuale (un eventuale contenzioso sarà affare dei ministeri che negli anni sono stati a guardare).
Tornando a Free Zone: il piano di sviluppo è pronto, tutto andrà al ministero per l’approvazione, mentre Regione, Provincia, Comune e Camera di commercio entreranno nell’azionariato di Free Zone, con l’obbligo di sottoscrivere i patti.