Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porto: zona franca, stabiliti i confini

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2009

Il Comitato portuale approva i patti parasociali. Fadda (Authority): «Passaggio storico»

Ora la gara per individuare l'advisor che sceglierà le aziende

I tempi sono indefiniti, ma ora c'è una certezza: la Zona franca doganale e il Distretto industriale inizieranno ad operare.
I tempi sono indefiniti, ma ora almeno c'è una certezza: la Zona franca doganale e il Distretto industriale del porto inizieranno ad operare.
Dopo aver esitato il nuovo statuto nel corso della penultima seduta, ieri il Comitato portuale ha approvato i patti parasociali della Cagliari free zone individuando i confini della zona franca e sbloccando le aree ad esse destinate (tra il porto canale e la zona di levante del porto storico) e sancendone l'inalienabilità.
CERCASI ADVISOR «Un risultato storico», lo definisce Paolo Fadda, presidente dell'Autorità portuale. Decisiva l'accelerazione impressa dall'assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa durante la penultima riunione del Comitato. Ora ci sono le condizioni per indire la gara internazionale per selezionare l' advisor developer specializzato che selezionerà e supporterà le aziende anche finanziariamente nella fase di start up.
NUOVI SOCI L'accordo interno tra i soci fondatori, Autorità portuale e Casic, sancisce la fine di anni di contenziosi giudiziari e prelude all'allargamento della compagine societaria a Regione (26% delle quote come l'Authority), Comune e Provincia (10%) e Camera di commercio (2%). L'ingresso dei nuovi enti sarà formalizzato in occasione della prossima riunione della società.
I VANTAGGI Nell'area franca si potranno insediare aziende che lavorano estero su estero in paesi extracomunitari. Imprese che ricevono la merce, la lavorano e la immettono in mercati di paesi non comunitari. Qual è il beneficio? «Il principale è l'assenza di tasse sul valore aggiunto», spiega Fadda. «Significa che se un'azienda importa olive dalla Tunisia a dieci centesimi e produce olio da noi facendo lievitare il prezzo a cento, sul 90% di valore aggiunto prodotto non paga tasse. Significa creare economia e occupazione specializzata», spiega Fadda.
IL DISTRETTO Il problema è che le aziende che si insediano nella free zone non possono usufruire di contributi, o siglare accordi di programma che consentano di beneficiare di finanziamenti a tasso agevolato. Questo perché l'Unione europea, dopo averle favorite (per questo 13 anni fa venne istituita anche a Cagliari), ha deciso di scoraggiare le zone franche incoraggiando invece i Distretti industriali. Ecco perché si è deciso di realizzarne uno anche a Cagliari: un'area dove si lavorano merci e dentro la quale, in assenza di detassazione, si può accedere a contributi.
DUE OPZIONI «Ora inizieremo a sondare il mercato per capire se le imprese richiedono più la zona franca o il distretto», sottolinea Fadda. «A seconda delle richieste decideremo se allargare i confini dell'una o dell'altro. In questo senso ci aiuterà l'advisor che ci supporterà nella promozione delle aree e selezionerà le aziende sulla base dei criteri che gli forniremo». Fadda riferisce di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse da parte di aziende nazionali. (f. ma.)

30/10/2009