Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lirico in crisi: «Colpa dei privilegi degli artisti»

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2009

Veleni sul teatro che rischia di chiudere il bilancio in perdita. «Certi musicisti lavorano sei mesi all'anno»

I sindacati: noi fannulloni? Sono i dirigenti che non sanno programmare

Nei conti 2009 della Fondazione teatro lirico ci sono un deficit probabile di due milioni e un debito patrimoniale di 25,5 milioni.
«Ma si rende conto che tra gli scioperanti ci sono musicisti che lavorano per sei mesi e guadagnano 3200 euro (lordi) al mese per tutto l'anno?». La voce è anonima, il dato reale. Il sovrintendente conferma: «È un integrativo che mi sono trovato dalla precedente gestione».
La premessa è d'obbligo per capire se, come sostengono i maligni, «dietro lo sciopero dei dipendenti del Lirico c'è la volontà di salvaguardare i privilegi anche in un momento di crisi» o, come dicono i sindacati, ci sia una reale preoccupazione per il buco in bilancio.
Di sicuro nei conti della Fondazione teatro lirico ci sono un deficit annunciato e probabile di due milioni e un debito patrimoniale di 25,5 milioni di euro (si ridurrà a 19,6 milioni quando arriveranno i 5,9 milioni di contributi da Regione, Comune e Provincia) che, anche a detta di Maurizio Pietrantonio, rappresenta «uno squilibrio strutturale non più sopportabile».
Per uscire dal pantano, il sovrintendente cerca fondi straordinari, ha annunciato tagli ai compensi degli artisti esterni (il cast della Bohéme ha accettato una riduzione del 20%), ha rinunciato al costoso Claudio Abbado risparmiando 100 mila euro di cachet, ed entro il prossimo 30 novembre, quando il cda dovrà approvare il bilancio preventivo 2010, potrebbe decidere di rappresentare un'opera e un balletto in meno nella prossima stagione. Scelte difficili, ma forse meno complesse del nuovo contratto integrativo dei dipendenti.
I CONTRATTI Ad oggi il personale del lirico costa 8,4 milioni di euro: 5,7 gli artisti, uno gli amministrativi, quasi due i tecnici. Gli stipendi degli artisti variano dai 3200 euro lordi delle “prime parti” (il primo violino etc) ai 2900, sempre lordi, di coristi e concertisti. I tecnici incassano circa 1700 euro (più 500 euro di straordinario forfetizzato) e gli amministrativi circa 1200 euro al mese. Per gli straordinari il teatro spende 50 mila euro per il personale artistico, 2000 per gli amministrativi e 25 mila per i tecnici. Per i premi di produzione vanno via rispettivamente 45 mila, 20 mila e 80 mila euro.
Tutto legittimo, visto che si tratta di soldi ottenuti in forza di un contratto. Il problema - a dare retta a chi sparge veleno - è che c'è chi quei soldi non se li merita. Come le prime parti, che lavorano sei mesi all'anno. E per gli altri sei mesi devono essere sostituiti. Una spesa ritenuta superflua e anacronistica in un periodo di crisi.
SINDACATI ALL'ATTACCO Luigi Sarigu, coordinatore della Rsu del teatro, rimanda le accuse al mittente. «È vero che le prime parti hanno un contratto che permette di riposare per sei mesi, ma il loro deve essere un riposo di studio. Il fatto è che oggi non studiano perché non c'è programmazione e non è colpa loro. Quando c'era l'ex sovrintendente, ad esempio, due orchestre erano sempre in giro: una grande che faceva le opere l'altra i piccoli concerti, lavoravano tutto l'anno. Quanto agli straordinari forfetizzati, ce li hanno i capi reparto, poche persone. I premi di produzione, infine, sono calcolati a fine anno, come da contratto e come tutti i dipendenti pubblici».
Sulla presunta scorrettezza di uno sciopero proclamato per il deficit di bilancio che non intacca le buste paga dei lavoratori, Sarigu picchia duro. «Siano noi, non i dirigenti, quelli che hanno fatto i sacrifici in azienda per consentire che il bilancio chiudesse in pareggio. Siamo noi quelli che quando sono stati buttati fuori dal conservatorio hanno suonato per due anni nelle chiese. Certo che lo stipendio ci arriva», prosegue il sindacalista, «ma dobbiamo pensare al nostro futuro e a quello dei colleghi precari che sono con noi da 15 anni e che con un disavanzo non verrebbero riconfermati. La verità è che siamo nella stessa situazione di deficit patrimoniale del 2003 con 25 milioni di debiti, ma almeno allora di noi parlava tutto il mondo, ora non ci considera nessuno».
FABIO MANCA

01/11/2009