Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Commemorate ieri le vittime civili delle bombe del '43

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2009

San Michele Cerimonia solenne



Una preghiera silenziosa e commossa per non dimenticare gli orrori della guerra. Più di duecento persone hanno partecipato ieri mattina all'annuale commemorazione delle vittime civili dei bombardamenti su Cagliari del 1943. La solenne cerimonia - organizzata nel cimitero di San Michele dai Lions e dai Rotary club cagliaritani - si è svolta come da tradizione ai piedi dell'Albero della vita, la scultura in ferro realizzata nel 1984 nel punto esatto dove dopo i bombardamenti furono sepolte 280 vittime senza nome.
LA CERIMONIA La messa è stata officiata da monsignor Gianfranco Zuncheddu, cappellano militare della Polizia ed autore di un libretto sui bombardamenti intitolato “La pazzia della guerra”. «L'Albero della vita - ha detto il celebrante nell'omelia - rappresenta una speranza per tutti gli uomini di buona volontà con le sue foglie che il vento non riesce a far cadere. Anche quest'anno - ha aggiunto - ci ritroviamo qui, sotto questo monumento, per far memoria su quei tragici fatti affinché non si ripetano mai più».
In piedi, davanti ai filari di cipressi, hanno preso posto le autorità civili, militari e religiose tra cui il sindaco Emilio Floris, il presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo, il procuratore generale Ettore Angioni e il questore dei Lions Giampiero Peddis. A breve distanza il picchetto d'onore, l'immancabile delegazione della Croce Rossa e i rappresentanti delle associazioni d'arma e dei reduci di guerra, ognuna con il proprio labaro.
I RICORDI Nelle retrovie la gente comune. Anziani per lo più, ma anche tanti giovani. Ultimo atto della cerimonia la preghiera per tutte le vittime civili di guerra e la consueta deposizione delle corone d'alloro ai caduti. Tra gli interventi più significativi, quello di Piero Loriga, presidente del Lions Club Cagliari Host, che ha riportato alla memoria il doloroso periodo immediatamente successivo ai bombardamenti del 26 e 28 febbraio '43. «Erano i giorni dello sfollamento - ha raccontato - quando la città si svuotò quasi completamente e vi restarono appena settemila cagliaritani, dei quali tremila nascosti nelle grotte». L'allora arcivescovo di Cagliari monsignor Piovella scrisse al Papa Pio XII (come riportato nel recente libro “Bombe su Cagliari”, dello storico militare Alessandro Ragatzu): «Gli ultimi bombardamenti di febbraio rovinarono tanto la città che la popolazione se ne fuggì a cercare riparo nei paesi dell'isola. La città ora è deserta. Prefettura, Questura, Municipio, stazione, caserme, ospedale e centinaia di palazzi e case furono bombardati. Cessò la luce, cessò l'acqua, fu un fuggi fuggi per mettersi in salvo. Povera città: è ingombra di rovine che ricoprono chissà quanti morti. Fino ad ora quelli identificati sono circa mille senza contare i militari. Ma si continua a scavare tra le macerie». (p.l.)

02/11/2009