Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Aiuti ai poveri, in via Po è tutto esaurito

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2009

Il caso. I volontari del Centro diocesano non riescono a soddisfare ulteriori richieste

Un cartello all'ingresso: «Non si accettano nuovi assistiti»

La crisi fa aumentare le richieste di aiuto al Centro diocesano di assistenza. Ma i volontari non ce la fanno.
È sconsolata Anna Luciani: da quando, ventisei anni fa, aveva aperto il Centro diocesano di assistenza, non si era mai ritrovata davanti a una situazione simile. «Invece», sospira, «almeno per il momento, siamo costretti a non prenderci carico di nuovi assistiti». Un concetto ribadito anche da un cartello affisso alla porta del centro, in via Po. «La situazione», riprende, «è scoraggiante. Mai visto tanta gente presentarsi a chiedere il nostro aiuto». Dunque, quella ventina di nuovi assistiti che si presentano al centro, in questi giorni, rischiano di tornare a mani vuote. «A meno che non si tratti di casi particolarmente urgenti: in quelle situazioni, ovviamente, interveniamo lo stesso».
IL LAVORO Per due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì, i volontari («Sia chiaro, proprio volontari: non prendono davvero un euro») del centro distribuiscono i pacchi destinati a soddisfare le esigenze di una famiglia per un mese. Pasta, pane, formaggio (talvolta di due, tre tipi), biscotti, riso, farina, fette biscottate, olio, pelati, caffè, detersivo, zucchero: in tutto, 80, 90 chili di “spesa”. C'è tutto il necessario per tirare avanti. «Basta pensare che, per esempio, la quantità di pasta distribuita è di trenta chili».
I NUMERI Ovvio che tutte queste derrate alimentari (e non) fanno immensamente comodo a tantissime famiglie. Il giovedì, mediamente, si presentano al centro 200 persone, il lunedì poco meno della metà. Al tirar delle somme, ogni mese vengono assistite circa duemila famiglie. Un lavoro tremendo per i trenta volontari del centro: diventa difficilissimo anche per loro reggere ritmi così alti. E, dunque, la decisione di non prendere in carico nuovi assistiti è diventata quasi obbligata. «Anche se, ventisei anni fa, quando il vescovo di allora, monsignor Alberti, ci aiutò a mettere in piedi la struttura, non avrei mai pensato che ci saremmo potuti ritrovare davanti a una situazione come quella attuale».
GLI ASSISTITI Il fatto è che, ai poveri tradizionali, si sono aggiunti i nuovi poveri. Sino a qualche tempo, la struttura si occupava di persone che avevano difficoltà a entrare nel mondo del lavoro. Ovvio, per esempio, che tra gli assistiti ci fossero tantissimi extracomunitari che non potevano certo mantenersi vendendo chincaglierie o rose. Un numero di persone aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni: come testimoniano i dati presentati mercoledì scorso dalla Caritas, in provincia di Cagliari gli extracomunitari sono cresciuti del 15,4% soltanto nell'ultimo anno (e, addirittura, del 62,3% nel quinquennio 2002-2007). Persone che ormai stabilmente bussano alle porte del centro diocesano di assistenza.
I NUOVI POVERI La crisi finanziaria che ha sconvolto il mondo ha, però, finito con il far crescere il numero di persone costrette a chiedere aiuto. «Adesso arriva anche gente che ha uno stipendio, che lavora». Ma che non riesce ad arrivare a fine mese. Tantissime storie dietro quei volti che, quasi con un briciolo di vergogna, si presentano a chiedere cibo: c'è il disoccupato che, da un giorno all'altro, si è ritrovato senza lavoro e deve provvedere a una famiglia. C'è il separato che, pagato l'affitto di casa e il mantenimento di moglie e figli, si ritrova cento euro al mese per vivere. «Addirittura arrivano impiegati che proprio non ce la fanno ad andare avanti».
LA RACCOMANDAZIONE E, sia chiaro, a drogare le cifre non sono certo i furbetti che riescono a farsi una spesa gratis. Spesso gli assistiti passano per il setaccio della parrocchia a cui appartengono. «E si presentano da noi con una lettera del parroco che attesta la reale necessità di assistenza per quella persona». E chi arriva in via Po cerca, comunque, di “attestare” in qualche modo la propria povertà. Alcune persone, per esempio, si presentano con le bollette dell'Enel non pagate: chiedono da mangiare in modo che, con i soldi risparmiati, possano evitare di vedersi staccata la luce.
IL VESTIARIO Bussano alle porte del centro diocesano le persone che devono mangiare. E si presentano anche tutti quelli che non riescono neanche a vestirsi: all'interno della struttura, ci sono una serie di reparti, uomo, donna, calzature. Una “boutique della povertà” che viene presa d'assalto da tanti bisognosi. «E che mette a dura prova la resistenza dei nostri volontari». Lo stop è stato quindi obbligato. «Ma speriamo di poter riprendere quanto prima ad assistere anche le nuove persone che si presentano al centro».
MARCELLO COCCO

02/11/2009