Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu e i ricorsi paralleli

Fonte: La Nuova Sardegna
3 giugno 2008

LUNEDÌ, 02 GIUGNO 2008

Pagina 19 - Cronaca

La Regione ancora al Consiglio di Stato contro la sentenza Tar che ha bocciato i vincoli del Ppr


«Nuovi ritrovamenti, mutato il quadro di riferimento»



I legali: «Il Comune non è legittimato a favorire interventi immobiliari privati contro i cittadini»

MAURO LISSIA
________________________________________

CAGLIARI. La memoria depositata dall’Avvocatura Generale sui ritrovamenti di nuove tombe nell’area di Tuvixeddu potrebbe pesare anche sul ricorso della Regione al Consiglio di Stato contro l’annullamento dei nuovi vincoli contenuti nel piano paesaggistico, deciso dal Tar con la sentenza del 13 dicembre 2007: gli avvocati Vincenzo Cerulli Irelli, Paolo Carrozza e Giampiero Contu fanno riferimento alla nota della Sovrintendenza del 30 aprile scorso, con la quale l’archeologa Donatella Salvi ha comunicato la scoperta, nel periodo dal 1997 al 2007, di 1166 sepolture di cui 622 all’interno del parco archeologico e 113 oltre i confini del parco archeologico e 431 fuori sia dal parco archeologico che dal parco urbano. Dalla decisione del Tar Sardegna ad oggi il quadro di riferimento - secondo i legali della Regione - è radicalmente cambiato perchè «un gran numero di sepolture - è scritto nel ricorso ai giudici amministrativi di secondo grado - sono state rinvenute in zona prima di tutela, il che dimostra l’insufficienza del regime stabilito dal vincolo archeologico del 1997 e la fondatezza e logicità dell’ampliamento del perimetro di tutela da parte del piano».
I due ricorsi - quello discusso il 30 maggio scorso e il nuovo, che dev’essere ancora trattato dai giudici di palazzo Spada - vanno dunque a incrociarsi su un elemento di novità che i legali del Comune, della Cocco Raimondo costruzioni e di Nuove Iniziative Coimpresa negano con forza: per loro tutte le tombe rientrano nell’area sottoposta a vincolo diretto e indiretto, quindi non è cambiato nulla. L’avvocato dello Stato Maurizio Borgo, alla discussione di venerdì scorso, ha sostenuto l’esatto contrario. Ma ora i giudici d’appello si trovano a dover decidere due volte sullo stesso punto: la necropoli di Tuvixeddu rischia di essere distrutta o quanto c’era da proteggere è stato già tutelato col vecchio vincolo del 1997? In sostanza: ha ragione la giunta regionale, che insiste per bloccare i lavori di Coimpresa e della Cocco Raimondo o ha ragione l’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni, che ha votato contro i nuovi vincoli ‘per notevole interesse pubblico’ affiancandosi a chi vuole costruire?
E’ chiaro che la prima sentenza - che dovrebbe arrivare nel giro di un mese - sarà legata all’altra. La Regione però ha inteso cautelarsi con un ricorso-bis in secondo grado orientato ad ottenere una possibilità in più per fermare i lavori. Ora si tratta di capire se l’Avvocatura dello Stato - che rappresenta il ministero dei Beni Culturali - seguirà la Regione anche su questa strada. Strada comunque lontanissima da quella scelta dal Comune di Cagliari, apertamente schierato coi costruttori fino a configurare - secondo i legali della Regione - una delegittimazione per difetto di interesse che basterebbe a rendere nulla la prima sentenza del Tar. Scrivono i legali: «Il Comune, in quanto portatore degli interessi della collettività locale, non ha interesse nè legittimazione a contestare atti che hanno un effetto accrescitivo, ampliativo, del patrimonio pubblico a favore di tale collettività». Nella sua azione a favore dei costruttori quindi «persegue interessi contrari a quelli alla cui tutela è preposto». In pillole: la Regione cerca di difendere la necropoli, il sito archeologico più importante di una città che ha bisogno di attrattive turistiche. Ha cercato di farlo con il Ppr e ci ha riprovato coi vincoli imposti per notevole interesse pubblico. L’amministrazione Floris risponde a colpi di ricorsi: vuole ad ogni costo che Coimpresa possa portare a termine il suo intervento da 260 mila metri cubi, un intervento privato destinato a produrre profitto soltanto alle imprese private.
Cerulli Irelli, Carrozza e Contu contestano infine la parte della sentenza Tar in cui si fa riferimento al «difetto di istruttoria e di approfondimento in ordine all’ampliamento del vincolo»: i tre legali sostengono nel ricorso al Consiglio di Stato che «la Regione, nel perimetrare l’area, ha tenuto conto del particolare intrinseco e notorio valore paesaggistico ed archeologico». Un valore che - è scritto nel ricorso - ha trovato conferma negli ultimi anni «a seguito dei consistenti ritrovamenti che si sono avuti in loco, anche al di fuori dell’area già vincolata». Qui i difensori del Comune e di Coimpresa negano: nessun ritrovamento al di fuori dei vincoli. Nel dubbio, i giudici di Roma potrebbero disporre un supplemento di istruttoria. E nel frattempo le betoniere dovrebbero restare ferme, in attesa che una commissione stabilisca una volta per tutte chi ha ragione. A meno che non prevalgano gli aspetti formali delle controversie, evento possibilissimo: la giustizia amministrativa viaggia quasi sempre sul filo sottile delle norme, sono quelle che contano.