Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Al Lazzaretto le figure surreali di Renè Rijnink

Fonte: L'Unione Sarda
26 ottobre 2009

La mostra Il pittore incisore olandese



Renè Rijnink è un pittore-incisore di scuola olandese arrivato in Sardegna alla ricerca di una vita genuina, senza caos o stress. Forse per mettere a punto sulla tela il suo singolare cocktail di surrealismo, cubismo e impressionismo, di sicuro senza l'assillo della galleria e della competizione. Ma non è detto che abbia trovato davvero l'isola felice da queste parti: il suo orizzonte è ancora sfumato e lui stesso non nasconde che a guidarlo è sempre l'istinto e quell'atmosfera sognante che si può respirare all'Accademia di belle arti dell'Aja o di Anversa e nei luoghi immortalati dai grandi maestri dell'espressionismo tedesco del Novecento.
Per il Lazzaretto, Rijnink ha riunito trenta opere che riassumono gli ultimi cinque anni della sua stagione pittorica. Non ci sono le incisioni (acquaforte e puntasecca) che pure rappresentano il punto di partenza e che vasti consensi hanno riscosso in gallerie e musei internazionali. Nella mostra cagliaritana l'eclettico artista olandese ha concentrato il frutto di una evoluzione di stile e temi che scavalcano tutto e tutti, sino alla trasfigurazione. «La pittura per Renè - ha sottolineato il critico d'arte Isabella Convertino - diventa una luogo scenografico e teatrale dove la forza creativa del suo essere‚ così potente da scomporre la forma e trasformare la realtà in una sorta di palcoscenico sognante, intenso e pur vero».
Nei dipinti dell'artista la figura perde la sua staticità e assume contorni surreali mentre gli oggetti diventano espressione di un cubismo fuori dalle regole. Facce sognanti e occhi indagatori, curiosi ma sempre carichi di amore e di vitalità. «I miei dipinti - spiega Renè Rijnink - non sono cruciverba o puzzle da risolvere, non sempre vi è in essi un racconto per capirne o intuirne la trama: sono composizioni frutto di idee nate magari mentre sto guidando l'auto e nuotando in mare, facendo shopping o sopportando la fila in banca. Non sono come i gialli di Agata Christie che alla fine hanno un happy end o comunque una soluzione. I miei quadri fanno parte di un percorso pittorico a cui ho dedicato tutta la vita e che finirà solo quando non sarò più in grado di dipingere. Solo allora guarderò indietro e farò lo spettatore».
Si arriva alla smaterializzazione del reale, a una forma di astrattismo dove però le forme sono leggibili, intuitive, espressioni che forse nel tempo potranno anche cambiare. «Ma saranno sempre e solo i miei pensieri», aggiunge l'artista con un richiamo forse rivolto agli esperti, giusto per sottolineare lo spirito che muove la sua arte. Osservando le sue opere si avverte che la scena è dominata da sensazioni ed emozioni molto personali, così come nasconde momenti autobiografici e tanta malinconia per la fanciullezza e i paesaggi familiari, la musica, gli amici, il vissuto.
Ma sono quegli occhi che spuntano da ogni angolo del dipinto a polarizzare l'attenzione di chi guarda. E sono un motivo ricorrente anche per giustificare la qualità del pensiero. Realtà e fantasia si fondono "in un gioco cerebrale molto personale" come puntualizza l'artista per sgombrare il campo da equivoci e interpretazioni fuori luogo. Immaginazione, solo immaginazione, situazioni spostate qua e là in un rincorrersi di fantasie mai banali. Sino all'8 novembre.
GIOVANNI PUGGIONI

25/10/2009