Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ma l'amore vince sull'Elisir

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2009

Teatro Lirico. Molti applausi a Cagliari per la prima del capolavoro donizettiano, oggi si replica

Tradizione e modernità nella regia di Mirabella

Sarà che il regista di questo Elisir d'amore andato in scena ieri sera al Lirico di Cagliari è un uomo di televisione, oltre che di teatro. Sarà che è sempre lui, Michele Mirabella, ad avvertirci nelle sue note di regia di rischi catodici e sciamani odierni, ma quella parte finale dove tutti indossano abiti rosso-arancio, (salvo il Nemorino di sempre, e per motivi di divisa il sergente Belcore) ha un che di inquietante e di vagamente familiare. Come se l'arrivo nel villaggio basco del dottor Dulcamara, che di rosso e d'arancio è vestito, la permanenza sia pur breve di questo supremo ciarlatano-piazzista-imbonitore tra quelle anime semplici, avesse il potere di omologare tutto. Non distinguendo più tra le mille tonalità dei colori pastello dell'inizio. Ma tant'è, di una favola in musica stiamo parlando, e non è ancora tempo di Grandi Fratelli e di quinti poteri. È la campagna ottocentesca, la protagonista. E la campagna, in questa apprezzatissima messa in scena mirabelliana, diventa una forma di nostalgia. Un luogo chiuso e ingenuo destinato a lasciar spazio molto presto ad altri ingaggi, altre più complesse storie.
Ma qui e ora, è il caso di godersi lo spicchio di mondo che quei bambini assiepati sul palco ci mostrano, occhieggiando di nascosto dietro le tende del sipario su cui si staglia la luce di un grande cuore rosso. Un mondo arcadico, dove i sentimenti in gioco sono però sghembi. Il personaggio più infelice sembrerebbe Nemorino, innamorato perso di Adina, assai più ricca e colta di lui. Ma è proprio il contadino il più sano di mente. Perché soffre di un amore infelice, e saprà gioire quando sarà ricambiato. Ad essere insoddisfatta è la capricciosa ragazza. Molto maschile e moderna nel suo cambiar amante ogni dì (ma non credetele), del tutto irrisolta, e umanissima, nel suo ingelosirsi per i corteggiamenti rivolti ad altre. Ci vorrà una passione profonda e testarda come quella di Nemorino (altro che idiota) a farle apprezzare le gioie dell'amore corrisposto. Il sergente Belcore è un fanfarone in divisa del quale non si sente il bisogno né allora né oggi. Lo metterà in riga la contadina Giannetta, si spera.
Il dottor Dulcamara? Un grande imbonitore, certo. Ma se vogliamo, anche un sapientissimo burattinaio: che conosce la virtù magica di un effetto placebo, e soprattutto sa quanto l'ormone fiducia, producendo una sana autostima, abbia potere sulla fragilità degli umani. Su altre (le donzelle, le matrone) funziona ancor meglio il fascino dei soldi: l'eredità piovuta da un momento all'altro sull'ignaro Nemorino. Ma anche questa non è una novità.
Così, alla fine, tutto finisce in gloria in questo bell'allestimento del capolavoro donizettiano che ha visto protagonisti l'orchestra e il coro del Lirico diretto da Antonino Fogliani (maestro del coro Fulvio Fogliazza), e una compagnia di canto molto applaudita. Con Desirée Rancatore nei panni di Adina, Celso Albelo al debutto nel ruolo di Nemorino, Roberto De Candia Belcore e Bruno De Simone Dulcamara. Manuela Bisceglie era Giannetta.
I costumi, bellissimi, sono firmati da Alida Cappellini, le scene che evocano atmosfere alla van Gogh sono di Giovanni Licheri, le luci di Franco Angelo Ferrari. Assistente alla regia Antonio Fabris.
Alla fine dell'opera, tra gli applausi, è Michele Mirabella a ricevere quello più caloroso da parte del pubblico cagliaritano. Potenza di altri Elisir, potenza di un uomo di teatro che sa bene come muoversi sul palcoscenico.
Torna così al Lirico dopo undici anni il capolavoro che Gaetano Donizetti e Felice Romani scrissero, baciati dalla grazia, in appena quattordici giorni. Il compositore bergamasco, in una lettera a Ricordi, propose di dedicarlo al Bel Sesso di Milano ...: («chi più di quello sa distillarlo? Chi meglio di quello sa dispensarlo?»). L'editore non gli diede ascolto, e anche questo talvolta capita, oggi come ieri. Capita anche di vedere a una prima d'opera il pubblico che devolve un'offerta all'Airc, l'Associazione per la ricerca sul cancro: coinvolta con le sue teche per la raccolta fondi (parliamo del Comitato Sardegna) in una generosa gara di solidarietà e di responsabilità bandita da Michele Mirabella. Tra i suoi mille impegni il regista di Bitonto coltiva anche quello di presidente del Comitato Puglia dell'Airc. . Stasera alle 20.30 si replica. Shi Yijiie (che tutti a teatro chiamano Gigi) sarà Nemorino, Fabio Previati Belcore, Simone Alberghini Dulcamara. Adina è la bravissima Elisabetta Scano, che gioca in casa.
MARIA PAOLA MASALA

23/10/2009