Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ma Falstaff non delude

Fonte: L'Unione Sarda
3 giugno 2008

Lirica. Cagliari, la prima dello sciopero (senza orchestra e parte del coro)
Grande prova dei cantanti, bel teatro
Nei teatri di provincia del primo '900 non era raro imbattersi in allestimenti d'opera che, per le poche risorse, dovevano fare a meno dell'orchestra e aggiustarsi col pianoforte. Non era il massimo, ma non si poteva far di meglio.A costringere alla ristrettezza il Lirico di Cagliari questa volta è lo sciopero dell'orchestra e di buona parte del coro, rimpiazzati, venerdì sera, dall'accompagnamento pianistico di Gaetano Mastroiaco. Ciò non toglie che il Falstaff andato in scena abbia ben poco di dimesso. Certo non rende il giusto onore alla ricchezza della musica di Verdi, ma sa premiare l'attenzione della platea. Tra sedie, arredi e botti che si librano per aria come in un quadro di Chagall, si compie la tragicomica fine dell'amor proprio di sir Falstaff. E l'anziano libertino è costretto a disillusione cocente dalle giovani signore, in una messinscena costruita con grande profusione di mezzi e fantasia. Così i pochi intimi che hanno preferito non disertare e si apprestavano a un melanconico ripiego, non si sono pentiti di aver rispettato l'appuntamento. Fare a meno dell'orchestra non è cosa di poco conto, e musicalmente l'opera è svuotata dei contenuti più alti, ma teatralmente lo spettacolo ha solide gambe. A sorreggerlo c'è prima di tutto l'inventiva raffinata e visionaria della regia di Daniele Abbado, che si dispiega con mano felice e originalità surreale. E poi, sotto la direzione di Gabriele Ferro, c'è una compagnia di canto di grande spessore e affiatamento che ha sfruttato tutta la potenziale coralità di un'opera cucita addosso a tanti personaggi. Le loro voci "nude" emergono in tutte le sfumature timbriche, si fanno apprezzare nella caratterizzazione dei ruoli, mentre si intrecciano agili e senza nessuna possibilità di infingimento. Come le voci delle signore: Alice e Meg, Nannetta e Mrs Quickly, che gorgheggiano con intrecci spesso di gusto madrigalistico. Qui c'è spazio per i virtuosismi di Myrtò Papatanasiu /Alice, la freschezza di Katarzyna Dondalska/Nannetta, le argute inflessioni di Mrs Quickly /Elena Zilio, e la gradevole Meg di Marina Comparato. Domina, per la sua caratterizzazione esemplare, il Falstaff di Michele Pertusi, con l'imponente figura e la potente agilità della voce che ha insieme forza e leggerezza ironica. Né sono da meno gli altri signori. A cominciare dai due servitori Bruno Lazzaretti (Bardolfo), Francesco Palmieri (Pistola), impegnati nell'esilarante dialogo iniziale, dal Ford di Luca Salsi, marito in pena nel timore di possibili tradimenti, a fianco a Gianluca Floris che appone un marchio faceto al Dottor Cajus, sino al Fenton di Celso Albelo, che riesce infine a sposare Nannetta. Sono i concertati, con l'intreccio frenetico delle voci, ad acquistare in questa dimensione quasi a cappella una pregnanza particolare. Sottolineata dall'intervento del coro maschile nella scena in cui Falstaff finisce nel Tamigi. Un quadro sonoro dove si notano i minimi dettagli, e ogni aspetto finisce per essere valorizzato, come in quei passi di danza che Alice intreccia intorno a Falstaff vestito da cervo. E dove la teatralità trionfa tra la musicalità delle voci e la filosofia dello spettacolo nello spettacolo, svelata nel finale mentre i personaggi si spogliano dei trucchi di scena nel riconoscersi “tutti gabbati”.
GRECA PIRAS

01/06/2008