Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Guerra aperta sui campi dell'Aquila

Fonte: L'Unione Sarda
14 ottobre 2009

Su Siccu. Il Gruppo sportivo ricorre al Tar contro la decisione dell'Autorità portuale

Paolo Fadda: «Una gara per affidare le aree e le strutture»

L'Aquila rischia di dover abbandonare i campi dove opera da oltre mezzo secolo.
La concessione dell'Autorità portuale scadrà alla fine dell'anno, poi lo storico “Gruppo sportivo Aquila” potrebbe essere costretto ad abbandonare i campi e le palestre costruite a Su Siccu in oltre mezzo secolo d'attività, grazie al contributo, le offerte e la fatica di intere generazioni di atleti cagliaritani e delle loro famiglie.
Lo rivela un ricorso giunto venerdì mattina negli uffici della cancelleria del Tar Sardegna, presentato dagli avvocati Massimo Massa e Marcello Vignolo. I due legali, nominati dalla società sportiva, contestano il provvedimento con cui l'Autorità portuale ha deciso di non accogliere la richiesta di concessione ventennale delle aree su cui sorgono gli storici impianti. Non solo campi da basket e pallavolo, ma anche palestre e il famoso “pallone”, una tensostruttura costruita nel 1985 che ospita gli allenamenti di centinanti di bambini. Sempre all'interno del complesso, infine, funziona da qualche tempo anche un ristorante con lounge-bar societario.
IL RICORSO A decidere sul ricorso saranno i giudici della prima sezione, sebbene ancora l'udienza non sia stata fissata. «Ci è stato rinnovato il contratto solo sino alla fine dell'anno», ammette Longino Rosas, 87 anni, da dodici presidente dell'Aquila: «Le società sportive dilettantistiche, come la nostra, non hanno soldi, non fanno utili perché tutto è fatto senza scopo di lucro, anzi rimettendoci spesso di tasca. Non possiamo essere in competizione con quelle che lo fanno con un altro spirito. Con i nostri impianti, se qualcuno volesse, potrebbe anche fare i soldi: ma non è questo lo spirito che ci ha contraddistinto da sempre».
LE AREE Tutto ruota attorno allo sfruttamento del diritto di superficie delle aree demaniali della Calata dei Trinitari, davanti al porticciolo di Su Siccu. «Eravamo appena rientrati dalla guerra», prosegue il presidente, «quando Mario Mura ebbe nel dicembre del 1944 l'intuizione di creare questa realtà: prima con l'atletica leggera e il calcio, poi con la pallacanestro, il nuoto e la pallavolo. All'inizio il nuoto veniva praticato al porto, ma a metà degli anni Cinquanta ci mandarono via, dandoci un terreno incolto a Su Siccu. Con l'aiuto di intere generazioni di soci abbiamo costruito tutto: una palestra, gli uffici e le sale, poi anche il pallone, il cui fondo è stato risistemato l'anno scorso».
LA GARA Di recente, fanno sapere dall'Aquila, l'Autorità portuale ha comunicato che le aree demaniali in futuro verranno affidate solo attraverso una gara internazionale. Per questa ragione, la concessione è stata rinnovata solo fino a dicembre, facendo scattare il ricorso. Tutto sarebbe legato a una sentenza del Consiglio di Stato che richiama l'applicazione dei principi del diritto comunitario anche per il rilascio dello sfruttamento delle aree demaniali. Una decisione che obbligherebbe l'Autorità a utilizzare procedure di evidenza pubblica per garantire la libera concorrenza.
I CANONI Quasi in contemporanea, poi, è piovuta la seconda tegola. L'aggiornamento nazionale delle tariffe da versare per i canoni demaniali: la società sportiva passerebbe così dagli attuali 900 euro pagati ogni anno a circa 35 mila euro. Interpellato il Ministero, la vicenda relativa ai canoni è ancora aperta, mentre su quella relativa alla durata della concessione si dovranno pronunciare i giudici del Tar. «Non abbiamo ancora ricevuto nulla», si limita a dire Paolo Fadda, presidente dell'Autorità portuale, «aspettiamo che ci venga notificato per capire di cosa si tratta».
FRANCESCO PINNA

14/10/2009