Rassegna Stampa

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Recovery, lettera dei sindaci a Solinas: “Progetti sardi carenti, si intervenga”

Fonte: web sardiniapost.it
8 giugno 2021

Recovery, lettera dei sindaci a Solinas: “Progetti sardi carenti, si intervenga”
 

Diciassette sindaci hanno scritto al presidente Christian Solinas in merito agli interventi sardi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato col Recovery fund di Bruxelles. Le fasce tricolori lamentano la debolezza degli investimenti attualmente previsti nell’Isola e chiedono al governatore di “recuperare al Pnrr progetti concreti, utili e realizzabili, a partire da quelli già citati sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno e dei trasporti ferroviari ma anche per le altre missioni sulle quali si registrano forti carenze propositive sia di livello regionale che nazionale, imputabili al mancato coinvolgimento del territorio e al riconoscimento delle legittime istanze locali”, è scritto.

Il documento lo hanno firmato, in ordine alfabetico: Tarcisio Anedda (Sinnai), Gian Vittorio Campus (Sassari), Pier Luigi Concu (Selargius), Mario Conoci (Alghero), Emiliano Deiana (Anci Sardegna), Francesco Dessì (Capoterra), Sabrina Licheri (Assemini), Tomaso Antonio Locci (Monserrato), Andrea Lutzu (Oristano), Paola Massidda (Carbonia), Graziano Ernesto Milia (Quartu Sant’Elena), Massimo Mulas (Porto Torres), Settimo Nizzi (Olbia), Paola Secci (Sestu), Andrea Soddu (Nuoro), Paolo Truzzu (Cagliari), Mauro Usai (Iglesias).

In merito alle due missioni citate nel documento, questa la fotografia della situazione nell’Isola: “Eolico e fotovoltaico sono sviluppati in misura inferiore a tutte le altre regioni meridionali e insulari; la produzione di energia elettrica è per il 76 per cento da impianti termoelettrici tradizionali e la produzione da carbone si attesta sul 36 per cento, la più alta d’Italia; il phase out (la fine della produzione) al 2025 sul carbone appare irrealizzabile non essendo previsti progetti per impianti di generazione di Ee sostitutivi dei quasi 600 megawatt di produzione oggi a carbone o combustibile solido”, si legge.

Quanto alle infrastrutture ferroviarie, “l’Isola non dispone di una rete ferroviaria elettrificata e a doppio binario (se non in una minima parte) e la trazione, conseguentemente, è prevalentemente a gasolio; i tempi di percorrenza sull’asse nord – sud si attestano sul ben oltre le tre ore e mezza; il centro Sardegna e il suo capoluogo, scollegati dalla rete ferroviaria nella direttrice nord, verso il porto e l’aeroporto di Olbia ed è collegata all’asse ferroviario nord–sud con una vetusta linea a scartamento ridotto – è scritto ancora -. Quanto sopra dimostra la solidità delle nostre preoccupazioni e quanto l’Autonomia Sarda rischi di ritorcersi contro gli interessi dell’Isola se utilizzata, da una parte, per impedire la realizzazione di impianti Fer (Fonti rinnovabili) indispensabili per sostituire la potenza termoelettrica e per la riconversione a idrogeno della trazione ferroviaria e locale e, dall’altra, per non rivendicare progetti di sviluppo del trasporto ferroviario”.

Ancora dal documento: “Da convinti autonomisti, riteniamo che, al contrario, l’Autonomia della Sardegna, frutto di lotte e di sacrifici del Popolo sardo, sia stata concepita e sia ancora attuale solo se funzionale allo sviluppo e non, come invece appare, al ripiegamento di fronte alle sfide dei tempi e della modernità, all’incapacità di decidere oltre l’orizzonte dell’immediato consenso. Da Amministratori locali, sui quali gravano pesanti oneri con scarsi mezzi e il rapporto diretto con i cittadini, riteniamo che l’Autonomia possa dirsi pienamente realizzata solo coinvolgendo le istanze locali, le comunità, nella programmazione e nella progettazione del futuro”.