Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto, stop all’assalto delle aree

Fonte: La Nuova Sardegna
2 ottobre 2009

VENERDÌ, 02 OTTOBRE 2009

Pagina 2 - Cagliari



La Camera di commercio ricorre al Tar contro il piano regolatore





di Mauro Lissia
CAGLIARI. Il piano regolatore del porto non c’è ancora, mancano i pareri vincolanti del consiglio superiore dei lavori pubblici e della Regione. Ma la Camera di commercio teme di restare tagliata fuori dalle scelte, scelte penalizzanti per gli operatori alberghieri e non solo per loro.
Per questo l’organo esecutivo dell’ente ha deciso di giocare d’anticipo: subito un ricorso al Tar contro l’atto di adozione del piano, poi altri ricorsi conto ogni atto successivo. Quasi un’azione preventiva, legata a un timore preciso: così com’è stato licenziato dal parlamentino del porto lo strumento regolatore è una sorta di eldorado per albergatori dell’ultima ora. Nell’area di via Roma e di viale Bonaria prevede nuovi hotel, che dovrebbero trasformare il lungomare storico della città in una brutta copia di Montecarlo. Nessuno capirà mai su quali basi si possa programmare così lucidamente la distruzione dell’immagine antica di Cagliari. Molto più chiari invece gli obbiettivi: creare un business sul mare, in barba al piano paesaggistico regionale e allo stesso piano urbanistico comunale.
Ma è proprio qui, su queste scelte controverse, che la Camera di Commercio si prepara a dare battaglia sul fronte della giustizia amministrativa. Gli avvocati Stefano Porcu e Mauro Barberio lo dicono chiaramente nel ricorso ai giudici: il piano regolatore opera su due canali, quello delle infrastrutture portuali e quello delle attività commerciali collegate. Ma è illegittimo avviare la realizzazione di hotel e di altre iniziative commerciali se prima non sono pronte all’uso le nuove strutture dello scalo marittimo. Come dire: le due cose vanno di pari passo, se così non avvenisse la città si troverebbe invasa da nuovi hotel sul mare, già appetiti dalle solite grandi famiglie cagliaritane, senza che il porto ne tragga alcun vantaggio reale.
Di più: il sospetto è che la posta in gioco siano soltanto i progetti turistici. A banchine e attrezzature portuali si penserà più avanti, con la massima calma.
I due legali incaricati dalla Camera di Commercio puntano proprio su questi aspetti: la programmazione degli interventi, che non segue una logica di tempi ed esigenze reali. Poi il sospetto, secondo i due avvocati fondato, che la schiera di hotel in stile riminese destinata a spuntare sul lungomare storico della città non rispetti le norme del piano paesaggistico regionale varato dall’amministrazione Soru e neppure quelle del Puc. Come se trasformare la cartolina d’ingresso della città fosse un’urgenza o comunque una necessità prevalente sul rispetto dei luoghi e del paesaggio.
L’interesse della Camera di Commercio, che legittima i suoi legali a ricorrere al Tar, è riferito chiaramente alla concorrenza fortissima che creerebbero nuovi hotel, costruiti a ridosso della battigia, nei confronti degli operatori alberghieri già in attività. Ma l’ente camerale vede probabilmente ancora più avanti e legge in questo stravolgimento della linea a mare cittadina un colpo pesante all’immagine stessa di una città che ancora gioca a fare turismo, fra iniziative confuse e risultati altalenanti. Una città che col piano particolareggiato del centro storico metterebbe a disposizione dei costruttori le pochissime superfici rimaste salve dalla furia edificatoria degli anni sessanta e settanta, quei vuoti urbani scovati con accanimento tra i rioni antichi. Per poi offrire col piano regolatore del porto, ai costruttori vicini ai centri di potere politico, anche gli spazi sul mare, i più preziosi e irripetibili. Strano che di fronte a quello che appare ormai come un saccheggio indiscriminato della città sia soltanto la Camera di Commercio ad alzare la testa.
Il piano del porto è passato quasi in silenzio e c’è anche chi ne ha cantato le lodi. Forse i pochi che l’hanno letto non sono stati in grado di interpretarne le conseguenze. Di certo la stragrande maggioranza dei cagliaritani ignora la potenza di fuoco imprenditoriale che minaccia il lungomare.