Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Bagno inaccessibile per un disabile «Nessuno mi aiuta»

Fonte: L'Unione Sarda
17 settembre 2009

San Michele. Denuncia



Vittorio Pandolfi, 50 anni, disabile, da più di un mese aspetta che gli operai del Comune bussino alla sua porta, al civico due di via La Somme, traversa di via Podgora, nel cuore di San Michele. Ogni giorno si sveglia, nella casa comunale di cinquanta metri quadri in cui vive con l'anziana madre, e attende, seduto sulla sua carrozzina, un suono del campanello che non arriva. Il Comune ha promesso di aiutarlo, ma i muratori che dovrebbero liberarlo dall'incubo di entrare nel suo bagno, stretto e con tanto di scalino all'ingresso, non si vedono.
Fino ad oggi, l'uomo se l'è cavata grazie all'aiuto provvidenziale della madre, pur tra mille difficoltà. Ora, però, le forze della donna non sono più quelle di una volta e non possono supplire ai limiti di un appartamento ostile. «Mia mamma è avanti con gli anni, non ce la fa più e anch'io sono stanco di combattere», racconta Pandolfi, «non ne possiamo più di dover fare i conti, tutti i giorni, con un bagno in cui è stretta la porta, è stretta la vasca, è strettissimo lo spazio tra il lavandino e il water».
Da qui la richiesta di aiuto al Comune, per abbattere una parete della stanza e ricostruirla mezzo metro più in là. «Solo che finora, nonostante le parole, non si è visto nessuno», denuncia l'uomo, «e il bagno è rimasto tale e quale. Per questo ci sentiamo abbandonati a noi stessi e non sappiamo più a chi rivolgerci».
Non lo sanno loro e non lo sanno neppure i mittenti di altre decine di segnalazioni che settimanalmente arrivano sul tavolo dei consiglieri della circoscrizione due. Provengono da piazza della Medaglia Miracolosa, dalle vie Podgora e Premuda, dalle loro traverse e parlano di infiltrazioni d'acqua, invasioni d'insetti, bagni troppo piccoli, scarichi intasati. Vicende con le quali le famiglie delle case popolari di San Michele convivono da tempo e che il Comune riesce a tamponare ma non a risolvere.
Come nel caso di Maria Bonaria Mereu, che nel suo appartamento di via Laghi Masuri - cinquanta metri quadri per due famiglie - combatte «con i topi che escono dallo scarico della doccia».
O come Anna Maria Melis, che, a pochi metri di distanza, lotta «per trovare una soluzione alle enormi chiazze di umido che si formano sul soffitto del bagno e per far riparare la vasca». Storie quotidiane di palazzine che forse, piuttosto che riparate, andrebbero buttate giù e costruite da capo.
LORENZO MANUNZA

17/09/2009