Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Caos rifiuti tra i box del mercato civico, l'ira degli operatori

Fonte: L'Unione Sarda
22 novembre 2019

Caos rifiuti tra i box del mercato civico, l'ira degli operatori

C'è chi giura che «in 40 anni una situazione così assurda non si era mai vista». E c'è anche chi parla di «caos totale». Al mercato di San Benedetto protestano tutti: i titolari dei box che vendono carne e pesce e quelli che trattano frutta e verdura.
Protestano tutti per un solo motivo: i rifiuti. «Da quando è partito il porta a porta a San Benedetto», cioè dallo scorso agosto, «la raccolta non funziona come dovrebbe», denuncia Massimo Ruggiu, presidente del Comitato di San Benedetto. Ma Valeria Scarpa, direttrice dei mercati civici, replica: «Il sistema è organizzato sia qui che negli altri mercati rionali» spiega. «Per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti urbani», secco, plastica, carta e umido, «è vero, potrebbe essere un po' più veloce. Ne abbiamo parlato con la ditta e si è dimostrata attenta. Un mese fa avevamo una situazione critica, oggi le criticità sono limitate».
La protesta
I venditori di carne e pesce se la prendono contro la decisione del Servizio di Igiene del Suolo di considerare gli scarti animali (ossa e interiora) non come rifiuti umidi-organici (tecnicamente rifiuti urbani), per i quali pagano come chiunque già la Tari, ma come rifiuti speciali che devono essere smaltiti a carico dei venditori (30 centesimi per ogni chilo conferito). Gli altri, invece, lamentano di essere sommersi dagli scarti di frutta e verdura (in questo periodo soprattutto i carciofi) che sono costretti mantenere all'interno del box perché «a causa della carenza di personale», spiega Sandro Durzu, 59 anni, «la società che si occupa del ritiro passa appena una volta al giorno».
Rifiuti speciali
La battaglia contro i rifiuti speciali che obbliga alcuni operatori a pagare anche fino a 200 euro al mese in più rispetto alla Tari unisce tutti i 113 rivenditori di carne e pesce della struttura. Le loro ragioni le spiega Maurizio Moi, 61 anni: «Per quale motivo le stesse ossa di un pollo nella mia abitazione di privato cittadino sono considerate rifiuto umido, e per questo pago la Tari, mentre come commerciante sono rifiuti speciali e devo pagare una tassa ulteriore?», domanda. «Ci sembra un modo per fare cassa sulle spalle dei lavoratori», rincara Federico Serra, 75 anni, che tratta carne di cavallo. «È una presa in giro», aggiunge Maurizio Piombini, 51 anni, del box 55, «ci vogliono portare via i soldi». «Sappiamo che l'assessore alle Attività Produttive sta lavorando per una soluzione», spiega Sergio Marroccu, 73 anni, titolare di un box in cui vende carne. «Non possiamo permetterci di sostenere anche questi costi. Anzi, questi scarti dovrebbero pagarceli visto che dal riciclo si possono ottenere saponi, mangimi per animali e altri prodotti».
La querelle
Il problema a San Benedetto è cominciato lo scorso agosto quando insieme all'avvio della raccolta differenziata è stata chiusa la grande benna dell'indifferenziato, una macchina compattatrice che triturava tutto, dove, in qualunque momento della giornata, gli operatori potevano conferire i propri rifiuti. In realtà non è stato il Comune a imporre un distinguo sui rifiuti speciali, ma c'è una norma europea che si applica a tutti i venditori di carne e pesce (qualunque macelleria e pescheria, per intendersi) a stabilirlo. Il Comune si è adeguato con il regolamento Iuc. «Ho già incontrato gli operatori e spiegato che si tratta di un'interpretazione sulla base di una legge», spiega l'assessore alle Attività Produttive Alessandro Sorgia. In ragione di questo aggravio, è previsto uno sconto del 20% della Tari. Pescherie e macellerie di San Benedetto, però, non ci stanno. E hanno incaricato un legale di trovare una soluzione. «Sappiamo che l'avvocato sta studiando una diversa interpretazione della norma, aspettiamo di conoscere le argomentazioni giuridiche, tenendo presente che siamo sempre disponibili ad ascoltare e risolvere i problemi degli operatori», dice ancora l'assessore.
Rifiuti urbani
L'altro capitolo della protesta riguarda gli scarti di frutta e verdura. Matteo Busanca, 35 anni, mostra il suo bidone colmo di foglie di carciofi all'interno del box. «L'ho riempito in mezz'ora», dice. «Non c'è organizzazione», aggiunge Mauro Manconi, 61 anni. «Siamo costretti a tenere i rifiuti all'interno del posteggio. È un'ingiustizia, paghiamo abbondantemente la Tari. Qualcuno risolva il problema».
Mauro Madeddu