Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Auguri a Rombo di tuono, un mito senza età

Fonte: La Nuova Sardegna
7 novembre 2019

Auguri a Rombo di tuono, un mito senza età

Gigi Riva oggi 7 novembre compie 75 anni. Tutta l’Italia lo celebra, ha legato indissolubilmente il suo destino al Cagliari e alla Sardegna

 

CAGLIARI. “Rombo di Cagliari”. Così con una felice intuizione, qualcuno ha definito la vittoria di domenica dei rossoblù a Bergamo. Perchè non c’è nulla da fare: questa squadra è legata indissolubilmente non solo nel passato, ma anche nel presente e nel futuro a Gigi Riva. Rombo di tuono fu la fantastica definizione di Gianni Brera, giornalista abituato ad affibbiare soprannomi ai giocatori (Gianni Rivera era l’Abatino e il bomber Pulici invece Puliciclone). Per Riva era passato dal considerarlo un mezzo giocatore (“usa solo il sinistro”) a un imperioso Re Brenno, sino a trovare quell’appellativo che è diventato come una seconda pelle per Riva: Rombo di tuono. Lo coniò in un pomeriggio di ottobre del 1970 quando il Cagliari con lo scudetto sul petto, passeggiò letteralmente sull’erbetta di San Siro: doppietta di Riva e Domenghini per un pesante 3-0 all’Inter che divenne 3-1 solo perché Mazzola si avvicinò al numero 11 rossoblù e gli disse: “Per favore fermatevi, qui i tifosi ci fanno a pezzi”. Quel Cagliari avrebbe rivinto il campionato a mani basse, ma un destino tremendo era dietro l’angolo: la settimana dopo Riva si infortunò a Vienna, frattura e mesi e mesi di stop.

Oggi 7 novembre che Gigi Riva compie 75 anni, di cui quasi 60 trascorsi in Sardegna, resta in tutti e sopratutto in lui quel rammarico. «Avremmo potuto vincere 3-4 scudetti – ha sempre ripetuto il bomber corrucciato – eravamo i più forti. Nel 68-69 non ci abbiamo creduto, e nella stagione successiva al tricolore il mio infortunio pesò troppo». Sì, perché con Gigi Riva in campo, le cose sono sempre state diverse. C’era nell’aria la sensazione che l’attaccante avrebbe potuto cambiare in qualsiasi momento a favore dei rossoblù le sorti della partita . A Tutto il calcio minuto per minuto, quando il radiocronista interrompeva il collega per annunciare una rete del Cagliari, in genere raccontava soddisfatto: “Ha segnato il solito Riva”.


Rispettarlo, amarlo, quasi venerarlo, è stato per i tifosi quasi scontato. E non solo per la sua forza, per aver fatto diventare il Cagliari una delle squadre più forti d’Italia, non solo per aver scelto di restare nell’isola rifiutando la corte di Juve, Milan e Inter, ma anche per il suo carattere taciturno, schivo. Come quello di un sardo. Per questo è diventato in tutta la Sardegna un mito senza tempo, Non è casuale che ancora quest’anno Alghero abbia deciso di conferirgli la cittadinanza onoraria. La scultura donata dal comune catalano non l’ha potuta ritirare a maggio ma la tiene fra i ricordi più cari e la mostra con orgoglio, come nella foto sulla prima pagina della Nuova di oggi. «Grazie Alghero», ha detto con emozione.

Dal calcio si è ritirato nel febbraio del 1976. Poi è stato dirigente del Cagliari e quindi della nazionale italiana. Un ruolo che ha ricoperto benissimo. Basti pensare che Fabio Cannavaro, il capitano dell’Italia campione del mondo del 2006 in Germania, non ha esitato ad affermare che «Riva è stato fondamentale in quel torneo, senza di lui, dei suoi consigli, della sua spinta, non so se ce l’avremmo fatta».

Dal 2013 si gode la pensione a Cagliari. Fa le sue passeggiate, va qualche volta al ristorante, pochi amici vanno a trovarlo, a scambiare qualche chiacchiera. Il compleanno lo trascorrerà serenamente in famiglia, circondato dai figli Nicola e Mauro, dalle nuore e dalle nipoti.

Nel frattempo verrà celebrato da tutto il calcio italiano e non solo. Federico Buffa, è stato nei giorni scorsi a Cagliari, per preparare una puntata speciale su di lui, che andrà in onda su Sky. Giornali e tv faranno a gara a ricordare le sue gesta. Lui in silenzio si godrà questi omaggi. Delle sue parole non c’è bisogno. «Ho già raccontato tutto», ha ripetuto a chi gli chiedeva in questi ultimi anni un ’intervista. Già, che c’è da aggiungere alla meravigliosa favola di Giggirriva?