Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Via ai lavori per scongiurare gli allagamenti

Fonte: L'Unione Sarda
4 settembre 2009

Pirri. Nel primo stralcio saranno ingrandite le caditoie. I residenti: «Subito una nuova condotta».

Si comincia lunedì, ma per gli interventi più grossi c'è da aspettare

La presentazione alla stampa dei primi lavori antialluvione a Pirri si è trasformata in un teso faccia a faccia fra amministratori e residenti.
In teoria, quella di ieri mattina sarebbe dovuta essere una conferenza stampa, convocata per illustrare ai giornalisti i primi interventi antialluvione a Pirri. Però è stata convocata («per una scelta consapevole», assicura l'assessore alla Pianificazione Gianni Giagoni) in via Ampere, una strada che fino a qualche decennio fa, ricordano i pirresi, prima di essere asfaltata, era un arriu , un corso d'acqua che raccoglieva le piogge e le rovesciava nel canale di Mammarranca proprio nel punto dove ora sorge, come una diga, il muro di cinta di un deposito in via di dismissione della IsGas: una strada al centro della conca in cui, il 22 ottobre scorso, le acque venute giù dalle zone alte di Barracca Manna, colle San Michele e monte Claro si sono accumulate, entrando nelle case e raggiungendo, nei punti più critici, un'altezza di un metro e mezzo.
FACCIA A FACCIA Così la conferenza è diventata un'assemblea infuocata, un faccia a faccia a distanza ravvicinata, col sindaco Floris, l'assessore e due ingegneri del Comune tempestati dalle domande e dalle critiche di qualche decina di vittime della drammatica alluvione di dieci mesi fa. Gente arrivata qui grazie al tam tam, disperata, che di notte sogna ancora l'acqua alta in casa, ha i mobili deformati e le pareti corrose dalla muffa, se ha potuto ha fatto debiti per ristrutturare e non ha ancora visto un euro: gente che davanti alle mappe con i dettagli dei lavori grida con gli occhi rossi e le vene gonfie e implora garanzie che nessuno, per ora, gli può dare. Gente che, in qualche caso, chiedeva da anni che si intervenisse e lo scorso autunno ha assistito con rabbia all'inondazione.
PRIMO STRALCIO I lavori previsti dal primo lotto sono un piccolo assaggio del molto che c'è da fare: 700 mila euro di investimento a fronte dei 15 milioni previsti dal Comune per l'intervento complessivo. «Il problema riguarda l'intero assetto idrogeologico della zona», spiega l'assessore Giagoni: «Ed è una questione di competenza regionale», gli fa eco Emilio Floris. Per il momento, in attesa che la Regione trovi i soldi, via col primo stralcio da 300 mila euro: si comincerà lunedì e si spera di chiudere entro sei mesi. Si tratta di ampliare pozzetti e griglie delle caditoie in tutta la zona a rischio, ma anche di realizzare a monte delle griglie trasversali nelle grandi strade che si inclinano proprio in questa direzione (via Toti, via Balilla, via Cadello) in modo da intercettare la piena a monte e tre scolmatori di piena per evitare che, in caso di nubifragi, le fogne esplodano e la melma zampilli dai water e dagli scarichi di docce e lavandini. In più saranno ispezionati e puliti collettori, pozzetti e caditoie.
FASE DUE Il secondo stralcio sarà avviato entro novembre: sempre che non ci siano ricorsi sulla gara. Tempi più lunghi, rispetto al primo stralcio, perché si tratta di lavori tecnicamente più complicati da fare e da appaltare: c'è da ampliare le condotte dell'impianto di sollevamento di via Berchet, realizzare un bypass che alleggerisca la pressione sulla rete di smaltimento di via Ampere (e permetta di abbattere uno sbarramento realizzato anni fa per impedire che le le fogne sboccassero insieme alle acque bianche nel canale di Mammarranca ma che di fatto ha avuto un ruolo nell'allagamento di dieci mesi fa) e fare la manutenzione a 300 metri di collettore.
Ai residenti la tempistica non piace: vorrebbero, da subito, una grande condotta che segua la vecchia via dell'acqua.
GRIGLIE LUNGO IL MURO A scompigliare le carte, potrebbe arrivare un'ordinanza firmata dal sindaco Floris che, accogliendo le osservazioni degli abitanti della zona, ieri ha detto che vuole che vengano realizzate delle grate lungo tutto il muro di cinta del deposito IsGas in cui, il giorno dell'alluvione, fu necessario aprire una breccia (ancora oggi si vede il rattoppo in cemento) per permettere il deflusso dell'acqua, il cui livello, dopo lo sfondamento, calò di mezzo metro.
MARCO NOCE

04/09/2009