Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il lato oscuro del borgo di Giorgino

Fonte: L'Unione Sarda
10 ottobre 2019

VIALE PULA.

Dopo l'arresto della donna sorpresa a fare sesso davanti alla figlia di sette anni

Il lato oscuro del borgo di Giorgino

Edifici abbandonati, container sulla spiaggia e uomini in cerca di compagnia

Il borgo di Giorgino è un intreccio di storie diverse. Casette colorate e capannoni abbandonati: il confine è una striscia di cemento armato fatta di blocchi dipinti in memoria di un ragazzo morto qualche anno fa. Viale Pula sta nel mezzo, non è un'area industriale: eppure il martellare incessante di una macchina segnala che gli operai sono al lavoro al numero 33. Poco più in là, oltre un recinto di ruggine davanti alla pensilina del bus numero 569, si trova l'area destinata ad accogliere il rigassificatore che spaventa i residenti e fa arrabbiare gli ambientalisti. Per ora resistono sterpaglie e polvere. Viale Pula non è neppure una strada battuta dai turisti: solo un nastro d'asfalto accanto alla spiaggia dove in una mattina d'autunno il ristorante prepara la frittura di pesce per pranzo e quattro bagnanti prendono il sole. Qui, davanti a una fontanella asciutta, tra i fili d'erba secca, lunedì scorso una mamma faceva sesso con due uomini davanti alla figlia di sette anni. Tutto è accaduto sotto gli occhi increduli di chi non ha perso tempo a chiamare i carabinieri. «Una cosa come questa non era mai accaduta», assicura Cristiana Pisano che prende il sole con altri due affezionatissimi di Giorgino: Simone Nicolosi e Raffaella D'Antini. Lunedì, mentre i carabinieri arrestavano i tre cagliaritani, Lucrezia Sini era al lavoro nel ristorante accanto. «Ho sentito di quella storia, ma non è questa la parte brutta del borgo. Qui al massimo possiamo lamentarci perché nel villaggio non c'è il tabaccaio. Per vedere il degrado bisogna andare oltre lo svincolo della quattro corsie».
Il fronte opposto
Lucrezia ha ragione. La vecchia strada per Pula è il lato oscuro di Giorgino. Si raggiunge risalendo la nuova 195 e svoltando a sinistra. Per capire di essere a destinazione basta guardarsi intorno: due pupazzi a forma di maiale e un orsetto marrone attaccati al guardrail annunciano l'ingresso al borgo abbandonato. Dicono che basti fare avanti e indietro lungo questa strada senza uscita per trovare la compagnia di chi sta sul ciglio, chiuso in auto ad aspettare. A mezzogiorno un uomo infila la maglia bianca sul torso scuro e rientra in fretta nella sua utilitaria bordeaux. «Incontri con altri uomini? Io non ne so nulla», taglia corto, alza il finestrino e se ne va. La spiaggia è oltre una fascia di cemento sbeccato ma la sabbia non c'è. Anzi, è nascosta da un tappeto molle di palle marine che porta a un container scaricato sull'arenile molto tempo fa. «Qui ci vanno le ragazze con i clienti», avvisa un operaio alla guida di un Doblò bianco che ha l'aria di passare per caso. Il container sta accanto al rudere di un vecchio stabilimento balneare dove qualche decennio fa comitive di cagliaritani venivano per tirare tardi con i balli di gruppo. Le vetrate sono ancora qui, in frantumi, accanto a quel che resta della pedana circondata da fazzoletti, scatole di profilattici, vecchi solari svuotati e buttati via. Nessuno con cui parlare. Solo risalendo verso la Statale si incontrano due addetti alle pulizie incaricati dall'Autorità portuale di bonificare la zona. È da due settimane che riempiono buste e bidoni ma hanno ancora troppo da fare: elettrodomestici, copertoni, materassi piegati a metà sono dappertutto. Un segnale rosso su un enorme sacco accanto al guard rail avverte che dentro c'è anche dell'amianto. I cocci di vetro cementati sul muro di cinta di un vecchio edificio brillano al sole: servirebbero a tenere lontano balordi e curiosi. Finora non sono serviti a un granché.
Mariella Careddu