Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mercato di San Benedetto, tutti contro la nuova tassa

Fonte: L'Unione Sarda
28 agosto 2019

Mercato di San Benedetto, reparto carni: «È una truffa autorizzata», dicono in coro i titolari dei box. Al piano di sotto, i colleghi del pesce, sono dello stesso avviso: «È scandaloso, una presa in giro». Il malumore salta da un bancone all'altro, ad accendere gli animi è la novità messa nero su bianco nella determinazione comunale numero 5801, del 9 agosto, che ha introdotto - in via sperimentale e per la durata di tre mesi - il pagamento di un extra da parte dei concessionari. Ventisette centesimi più Iva per ogni chilo di scarto animale prodotto, ma loro non ci stanno. Alcuni sono pronti all'ammutinamento, intanto c'è già un legale che sta valutando come agire e la legittimità o meno del tributo richiesto.
Reparto carni
Le proteste iniziano di prima mattina, dal box numero 72. «Uno scandalo, soprattutto in un periodo come questo dove gli incassi si sono dimezzati», sbotta Gianluca Marini, che tratta solo carni bianche. «Ci tassano già su tutto, è un ulteriore balzello che rischia di metterci in ginocchio». Massimo Piano rincara la dose dal box numero 1: «Scandaloso e paradossale, vorrei capire per quale motivo improvvisamente gli scarti animali per noi vengono considerati rifiuti speciali, mentre ristoratori e qualsiasi cittadino può tranquillamente buttarli nell'umido», osserva. «Mi sembra una decisione priva di qualsiasi logica, che andrà a gravare ulteriormente nei bilanci di tutti noi: in pratica è come se ci venisse chiesto di pagare l'affitto doppio. Una follia». Qualche bancone più avanti c'è Mariano Cannas, concessionario dall'86 della postazione numero 6: «Una tassa ulteriore, visto che abbiamo la cartella della Tari in cui è incluso il pagamento per il conferimento dell'umido, non vedo perché di punto in bianco ci vengano chiesti altri soldi», commenta. «Soprattutto chi lavora carni equine e bovine a fine mese si ritroverà con cifre elevatissime».
Equino e bovino
Sergio Masella fa i conti dal box 44: «In sette giorni ho prodotto 247 chili di scarti, considerando il nuovo tributo di 27 centesimi e sommando l'Iva si traduce in 74 euro circa di spesa aggiuntiva», spiega. Poco meno di trecento euro al mese, 3.600 ogni anno. «Allucinante, invece di venirci incontro continuano a tartassarci». Roberto Cois, va dritto al sodo: «Giusto per capirci, nelle ultime due settimane tra carne e ossa sono arrivato a 533 chili di scarti, 175 euro e 89 centesimi di spesa aggiuntiva in base a questa nuova determinazione», dice stizzito. «Quasi cinquemila euro che dovrei pagare ogni anno, e un'evidente ingiustizia, ancor più se si considera che nel vecchio contratto di locazione erano inclusi sia l'acqua che lo smaltimento dei rifiuti», sottolinea. «Tra l'altro nella cartella della De Vizia, gli ossi rientrano nella categoria dell'umido organico, e non si fanno distinzioni tra cotti o crudi». Maurizio Loi, box 9, è di poche parole: «Ogni tanto si inventano qualcosa per rubarci i soldi. È scandaloso».
Pesce
Al piano di sotto, reparto Ittico, le corsie sono semi vuote. Non è giorno di grandi affari, e i concessionari hanno poca voglia di parlare. Tranne qualche eccezione. «La matematica non è un'opinione, moltiplicando 27 centesimi più Iva a circa settanta chili che produciamo al giorno fa venti euro, fatto a fine mese arriviamo a cinquecento euro», racconta Fabio Congera, del Capitan Fish. «Ci sono pesci spada da oltre cento chili, con la sola testa che incide per il dieci per cento, mi dica lei se non si tratta di una presa in giro di proporzioni inaudite». Nella corsia di dietro si limitano a chiamarla «truffa», «è un errore grandissimo, che va a incidere pesantemente sulle tasche di ognuno di noi», sbottano al box 21. Si unisce al coro Massimo Ruggiu, presidente del Comitato San Benedetto: «Non c'è una norma sicura e certa che stabilisce che il nostro sia un rifiuto speciale, per questo abbiamo chiesto al nostro legale di approfondire la questione», spiega. «Allo stato attuale è evidente che stiamo parlando di un extra che in media peserà 300/400 euro circa al mese sui concessionari, una cifra che può essere addirittura superiore per chi vende carni bovine, equine, pesce spada o tonno», evidenzia. «Siamo in attesa che l'avvocato, insieme agli esperti, ci indichi la strada da seguire, per ora non ci resta altro da fare che attendere fiduciosi e sperare che il Comune ci ripensi».
La determina
Al cento del dibattito c'è il documento prodotto dal Servizio Suape, mercati e Attività produttive del Comune, firmato dal dirigente Gian Battista Marotto. Cinque pagine nelle quali si legge: «Tenuto conto che le prestazioni relative al ritiro di rifiuti classificati come sottoprodotti di origine animale non rientrano tra le prestazioni contrattuali dovute dalla ditta aggiudicataria del Servizio di pulizia, raccolta e trasporto, e che pertanto è necessario rivolgersi a una ditta specializzata, si rende necessario organizzare in modo unitario il sevizio di raccolta degli scarti di lavorazione di carni e pesci». Ecco quindi la decisione di affidare alla Eco Team il servizio per la durata di tre mesi, a partire dal 12 agosto. Ma è evidente che la sperimentazione non piace agli interessati.
Sara Marci