Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sgombero immediato, non c'è scelta

Fonte: L'Unione Sarda
26 agosto 2009

Via Castelfidardo. Ieri la conferenza dei servizi: i tecnici tracciano un quadro inquietante della situazione nell'intera area

«Crolli possibili in ogni momento e in tutto il quartiere»

Il sindaco categorico: la situazione non ci consente di rinviare lo sgombero delle palazzine pericolanti. Per il geologo Pompei «le case poggiano su un terreno non idoneo ad essere edificato».
Nessun ripensamento da parte del sindaco: ai residenti delle palazzine di via Castelfidardo non sarà concessa alcuna proroga. All'ordinanza di sgombero sarà data esecuzione «il prima possibile» e nel frattempo i Servizi sociali dovranno attivarsi per alleviare i disagi dei residenti compatibilmente alle loro condizioni economiche.
Queste le conclusioni al termine della conferenza di servizi di ieri che ha visto riuniti allo stesso tavolo sindaco, vigili del fuoco, protezione civile comunale e regionale, Abbanoa, polizia municipale, gli assessori comunali competenti e diversi esperti tra geologi, strutturisti e ingegneri.
IL VERTICE Il vertice si è aperto con l'intervento di Nicola Sollai , strutturista ingaggiato dai residenti, che ha sottolineato come negli ultimi 4 mesi il quadro fessurativo all'interno delle abitazioni non si sia modificato. «Le crepe non si sono allargate», ha spiegato, «e dato che non siamo in periodo di pioggia, ritengo che il pericolo non sia imminente. Tuttavia la mia relazione si basa solo su un'indagine visiva perché non conosco la realtà del sottosuolo».
«DECISIONE INEVITABILE» Parole che non hanno convinto il sindaco. «Non sono un tecnico», ha esordito Emilio Floris , «ma ritengo che dalla perizia di parte redatta da Sollai non emerga alcun elemento concreto per poter affermare con sicurezza che la stabilità delle palazzine non sia a rischio. Per cui si procederà il prima possibile allo sgombero con l'obiettivo di salvaguardare l'incolumità delle persone». Una decisione inevitabile. «Ciò che mi preme», ha ripreso Floris, «è capire se nella zona esistano altre situazioni di pericolo. Per questo considero fondamentale estendere l'indagine a tutto il quartiere perché non vorrei ritrovarmi a far sgomberare solo due palazzine per poi scoprire che esistevano situazioni altrettanto critiche a breve distanza».
ALTRE ESPLORAZIONI In altre parole Floris non vuole che siano lasciate inesplorate le vie Goito, Pastrengo, Montenotte e in generale tutta la zona di piazza d'Armi. «Voglio uno studio concreto e auspico che la Regione si faccia carico dei fondi per avviare un'indagine su larga scala che ci faccia conoscere l'esatta estensione della zona a rischio». Dello stesso avviso il direttore generale del Comune Pietro Cadau . «L'indagine dell'ingegner Sollai è esigua e lui stesso lo ha ammesso. La sua relazione non contiene aspetti tecnici che ci consentano di poter dire agli abitanti che possono stare tranquilli». In altre parole non ci sono valide motivazioni per rinviare lo sgombero. «La realtà è che prima avverrà l'evacuazione, meglio sarà», conclude Cadau. «Poi si avvieranno le indagini per vedere cosa c'è sotto».
PERICOLO VITTIME Il geologo Mauro Pompei ha rievocato l'episodio del 7 agosto 2008 quando in via Peschiera si aprì una gigantesca voragine che inghiottì un'auto e provocò lesioni agli edifici. «Se un anno fa al posto di una macchina ci fosse stato il pilastro di un palazzo avremmo pianto vittime». Per Pompei episodi del genere «possono riverificarsi in qualsiasi momento e in tutto il quartiere». Per scongiurare il rischio - sostiene l'autore della perizia commissionata dal Comune - «bisogna avviare studi finalizzati ad ottenere un quadro tridimensionale del sottosuolo. Studi che non abbiamo potuto avviare per mancanza di risorse».
«NON SI DOVEVA COSTRUIRE» Attualmente l'unico dato oggettivo è che tutto il quartiere è costruito su materiale di riporto. «Le case poggiano su un terreno non idoneo ad essere edificato», spiega Pompei, «e alcune palazzine hanno tenuto solo perché hanno fondamenta costituite da pilastri che penetrano fino a 18 metri».
«MANCANO BASI SOLIDE» Ma in via Castelfidardo, così come in altre strade, gli edifici non poggiano su basi solide, bensì su uno strato di terreno di riporto spesso in media 7 metri. «Tutta l'area non è altro che un'ex cava di calcare che presenta voragini riempite con terreno di riporto. Lo posso dire perché ho visionato vecchie foto aeree che palesano l'esistenza di numerose cavità oggi non più visibili». Nel sottosuolo, invece, i segni dell'attività estrattiva sono ancora evidenti.
I CUNICOLI SOTTERRANEI «Tra via Peschiera e via Montenotte, a 12 metri di profondità, c'è una lunga cavità (una sorta di cunicolo) che costituisce l'unica via di fuga dei materiali che spostandosi hanno creato il vuoto che ha dato origine al crollo di via Peschiera». A confermare la gravità della situazione sono stati anche i vigili del fuoco. «Ci siamo limitati ad effettuare una verifica dello stato dei fabbricati», spiega Giampaolo Lampis , ingegnere dei vigili del fuoco , «e abbiamo riscontrato lesioni importanti causate da un cedimento fondale compatibili con lo scenario descritto dal geologo. Va tuttavia evidenziato che ci siamo basati solo sulla nostra esperienza e su indagini visive, senza l'ausilio di strumenti».
SERVE UN PIANO D'EMERGENZA «La cosa più importante è la sicurezza delle persone», ha detto Salvatore Cinus, della Protezione civile regionale. «Serve un monitoraggio costante di tutta la zona e il Comune deve predisporre un piano di pronto-intervento». Un piano preventivo finalizzato a garantire la sicurezza di tutti gli abitanti nel caso in cui si verifichi un'emergenza. «Sono d'accordo ma a tal proposito è fondamentale che sia la Ragione ad intervenire, dato che le cave non sono di nostra proprietà», ha detto a qual punto Floris.
«LE PERDITE NON C'ENTRANO» Tra le ipotetiche cause dei cedimenti figurano le perdite idriche. «Noi però non abbiamo notizie di perdite in atto in quella zona», ha assicurato Maurizio Cittadini, direttore del Distretto 1 di Abbanoa. «Ci accingiamo comunque ad avviare un'indagine mirata, anche se non possiamo avere il controllo su tutte le condotte. La certezza che non ci siano perdite non possiamo averla perché abbiamo competenza solo sulle condotte che insistono sul suolo pubblico». Le quote di condotte che si trovano dentro le abitazioni sfuggono infatti al controllo di Abbanoa che non ha modo di verificarle. «Di solito interveniamo quando l'acqua emerge in superficie ed è visibile oppure quando i residenti lamentano un calo di pressione che spesso è dovuto a falle nel sottosuolo. Ma in questo caso non ci sono pervenute segnalazioni di alcun genere».
PAOLO LOCHE

26/08/2009