Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rifiuti, sardi ricicloni Ma la differenziata finisce fuori dall'Isola Carta

Fonte: L'Unione Sarda
17 luglio 2019

 

Incompiuto il ciclo virtuoso del recupero Rifiuti, sardi ricicloni

Ma la differenziata finisce fuori dall'Isola

Carta, vetro e plastica spediti con i tir via mare

in Toscana, Sicilia e altre regioni del nord Italia Da un lato l'immondizia che si accumula nelle piazzole delle strade, vicino alle spiagge e in giro per Cagliari. Dall'altro un inarrestabile aumento della percentuale media di raccolta differenziata che sfiora il 63% con 63 Comuni su 377 ben oltre l'80%. È il confronto tra i selvaggi (ancora tanti, purtroppo) che abbandonano la spazzatura dove capita e i cittadini che esercitano il dovere di contribuire alla tutela dell'ambiente e ai cicli economici virtuosi di riciclo dei rifiuti. Peccato, però, che i sardi - ciascuno dei quali produce 443 chili di spazzatura all'anno per la maggior parte, 278 chili, differenziata - non possono goderne fino in fondo visto che niente, a parte gli scarti alimentari, viene lavorato nell'Isola.

Il traffico di autoarticolati
Carta, plastica, vetro, legno e via separando, dopo una prima selezione fatta nelle piattaforme sparse in Sardegna - una quarantina di impianti di primo stoccaggio dove si fa la cernita e la riduzione volumetrica del materiale - vengono caricati sui tir e spediti nella penisola. Più precisamente, a parte le 189.877 tonnellate di umido lavorate nei centri di compostaggio, il resto di ciò che ciascuno di noi separa pazientemente ogni giorno prende la via del mare e ovviamente torna, sotto una nuova forma di prodotto riciclato, dopo la lavorazione fatta interamente fuori dalla Sardegna. Tutto questo giro, va detto, comporta il viavai di autoarticolati, non meno di duemila all'anno. È vero che tutto sommato si tratta di numeri piccoli rispetto a traffici ben più importanti, ma alla fine è questo il contributo che noi sardi diamo all'ambiente: monossido di carbonio e idrocarburi incombusti.
Dal bidone alla nave
Ma dove finiscono la carta, il vetro, la plastica che buttiamo? «La carta perlopiù nel distretto delle cartiere di Lucca, il vetro in Sicilia e la plastica nel nord Italia: Piemonte, Lombardia e Veneto». Davide Schirru è il responsabile tecnico di Capri, piattaforma con sede a Guasila (12 dipendenti) dove vengono destinati plastica, carta e vetro di 80 Comuni. «Carta e plastica vengono compattate e trasformate in balle, il vetro - spiega - selezionato e ridotto in cocci più grandi di un centimetro altrimenti viene scartato. Quindi inviamo tutto ai clienti della penisola: cartiere e fabbriche». L'azienda di Guasila opera nel libero mercato, ma in Italia la stragrande maggioranza degli operatori del settore (sia i titolari di piattaforma che gli imprenditori delle aziende di trasformazione) sono dentro i consorzi riuniti a loro volta nel sistema Conai, il referente nazionale degli imballaggi. Ma proprio nei giorni scorsi l'azienda di Guasila ha fatto domanda per aderire al consorzio della carta, il Comieco. Una scelta necessaria (si è garantiti da un contratto di filiera) in un mercato sempre più in affanno: basti dire che se fino a inizio 2018 la carta da lavorare veniva pagata anche 100 euro a tonnellata, oggi vale appena 2 euro. «Due euro, sì. Purtroppo di questo non se ne parla, ma in Italia, e non solo, il sistema della raccolta differenziata sta andando al collasso dopo che la Cina, acquirente del 70% dei rifiuti selezionati, ha chiuso i rubinetti. Così, ci ritroviamo con una montagna di materiale, le aziende in tilt e i conferitori che arrivano al punto di pagare loro per consegnare gli imballaggi». Le aste per la vendita di plastica, carta e vetro, «stanno andando a vuoto: nessuno compra più. È un disastro che presto farà deflagrare il sistema della differenziata».
La ghiaia accatastata
Ma perché in Sardegna non si riesce a chiudere il ciclo del recupero dei materiali? Perché si perde l'occasione di creare tanti posti di lavoro? «Perché non ci sono i numeri, il che - sottolinea Schirru - non attrae gli investitori». Ma è il sistema che non aiuta: le amministrazioni non rispettano il “principio di prossimità” stabilito dai regolamenti Ue, il buon senso del chilometri zero valido anche per la lavorazione di un rifiuto prodotto nel territorio. Succede così che un Comune conferisca la differenziata anche a molti chilometri di distanza quando magari ha una piattaforma in casa. Guasila, per dire, porta il vetro a Cagliari. «Manca la programmazione», avvisa Davide Schirru. La piattaforma di Guasila, come altre in Sardegna, in realtà un ciclo del trattamento dei rifiuti lo chiude: quello dei calcinacci. «Noi li trasformiamo in ghiaia ma gli enti della pubblica amministrazione che fanno un appalto e che, per legge, sono tenuti a impiegare almeno il 40% di materiale edile riciclato, non rispettano la norma».
Piera Serusi