Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Case pericolanti, per ora niente sgombero perché prima si va dal sindaco

Fonte: La Nuova Sardegna
24 agosto 2009

LUNEDÌ, 24 AGOSTO 2009

Pagina 15 - Cronaca 



I residenti chiedono di non essere lasciati soli ad affrontare un problema che è anche pubblico




CAGLIARI. Settimana decisiva per le famiglie di via Castelfidardo che vivono in palazzine dichiarate inagibili e sulle quali pende l’ordine di sgombero dal 14 agosto. Oggi rientra il sindaco che le famiglie hanno chiesto di incontrare per stabilire un percorso non punitivo nei confronti di persone residenti in zone dichiarate edificabili dall’autorità pubblica. Come è noto gli studi hanno dimostrato due circostanze: il terreno su cui poggiano le palazzine è malcoeso e le perdite delle condotte idriche l’hanno dilavato.
In un’interrogazione dei consiglieri di opposizione Claudio Cugusi e Ninni Depau si è sottolineato che il Comune ancora nel 2003 rilasciava autorizzazioni a costruire in una zona dove nel 1987 era crollata una palazzina e dove periodicamente si aprono voragini nella strada. Una domanda rivolta dai due consiglieri al sindaco nell’interrogazione è diretta e piuttosto chiare: le case pericolanti andranno demolite? Una prima risposta potrebbe essere considerata quella del geologo cui il Comune si è rivolto quest’anno dopo lo studio condotto da un docente di Ingegneria che evidenziava i vuoti sotto la zona di via Castelfidardo. Nel documento il tecnico spiega che si possono mettere in sicurezza le case pericolanti scaricando il loro peso sulla roccia sottostante il terreno rovinato con l’inserimento di pali di fondazione. Un lavoro costoso e che richiede lo sgombero delle case, ma che sembrerebbe risolutivo. Altre abitazioni della zona non corrono gli stessi pericoli delle palazzine sotto sgombero perché sono state costruite con un tipo di fondamenta adatto alla situazione geologica. Lo studio della facoltà di Ingegneria ha chiarito che l’intera zona era una cava in parte bonificata dei grandi scavi formati nel tempo. Il problema adesso è come andare avanti. Gli abitanti hanno chiesto una perizia e il tecnico ha spiegato che, se non piove, in quelle case si può stare: quindi c’è un po’ di tempo per trovare una sistemazione adeguata e avviare gli interventi necessari. I cittadini però chiedono di non essere abbandonati dal Comune. E’ vero infatti che quelle sono proprietà private, ma potrebbe esser vero che la causa del disastro attuale sia in parte riconducibile alla cattiva gestione pubblica della rete idrica. Insomma: è meglio trovare «il percorso condiviso».