Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rilasciata due anni fa l'ultima concessione: «Sapevano già tutto»

Fonte: L'Unione Sarda
21 agosto 2009

La battaglia legale 



Quando Gianluca Morelli ha ottenuto la concessione edilizia per costruire una palazzina di due piani più seminterrato in via Marengo, era il 2003.
La sua domanda è rimasta parcheggiata per un anno negli uffici di via Nazario Sauro, poi dopo aver esaminato attentamente il progetto finale (firmato da Giampaolo Gamberini, docente alla facoltà di Architettura), il Comune ha dato il via libera al cantiere. Anche se intorno a quel palazzotto nato nel giro di pochi mesi sul colle che guarda Tuvixeddu, c'è una roccia che assomiglia da vicino a una forma di gruviera. E, dicono oggi le perizie di ingegneri e geologi, esiste un «grave pericolo» di smottamenti, che per giunta potrebbero essere «anche imminenti».
RISCHIO NOTO DAL 2003
Peccato che sei anni fa il problema dei vuoti sotto piazza d'Armi e dintorni fosse noto da tempo. E che il padre di Morelli nel 1999 avesse ottenuto anche un risarcimento (in via stragiudiziale) dall'amministrazione comunale per le crepe e le filature nell'intonaco della propria casa, sempre in via Marengo, causate da una voragine aperta a causa di una perdita della rete idrica, al tempo di proprietà e competenza del Municipio. Tutto in regola? Forse no.
L'AVVOCATO «È il Comune, insieme al progettista, a dover accertare se esistano i presupposti per costruire», taglia corto Susanna Angelica Cabras, avvocato e componente del pool di cinque legali (gli altri sono Marco Coni, Roberto Cortis, Giampaolo Pisano e Corrado Podda) che cura gli interessi di sei famiglie che abitano tra via Marengo e via Peschiera. «Il fatto era noto, il Comune conosceva i pericoli. Chi ha costruito invece no, e non era neanche obbligato a saperlo».
L'ULTIMA CONCESSIONE Non era obbligato neanche il fratello di Gianluca, Fabrizio, che nel 2007 - cioè solo due anni fa - ha ottenuto un'altra concessione edilizia. In questo caso l'amministrazione ha dato il via libera all'ampliamento di 30 metri quadri per il suo attico, nel palazzo di fronte. Dove la mattina di Ferragosto gli inquilini si sono visti notificare un'ordinanza «con decorrenza immediata», dove vengono invitati a «monitorare le strutture» e «mettere in sicurezza gli stabili», a proprie spese.
CEDE L'ASCENSORE Nello stesso palazzo Valentina Porcedda è rimasta intrappolata nell'ascensore che la stava portando al secondo piano: l'elevatore si è inclinato come la torre di Pisa, insieme alla casa. Ora dice: «Il Comune non può prendere una decisione del genere, in pieno agosto, obbligandoci a risolvere un problema che non abbiamo creato noi. Anche volendo farlo, non abbiamo i soldi. E sarebbe difficile mettere d'accordo tutti i condomini». L'avvocato Cabras aggiunge: «Non si può chiedere ai privati di anticipare le somme necessarie per i lavori. È un'opera di protezione civile, se non viene fatta chi ci abita rischia la vita, è il Comune a dover intervenire».
MICHELE RUFFI

21/08/2009