Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zona franca doganale, ultimo atto Il Comune rilascia la concessione edilizia, primo lotto entro un a

Fonte: L'Unione Sarda
16 giugno 2019

PORTO CANALE.

Due milioni dal Cacip per due capannoni e una serie di servizi

Zona franca doganale, ultimo atto Il Comune rilascia la concessione edilizia, primo lotto entro un anno 

Manca tutto, e tutto ci sarà: in un anno o poco più. Perché per iniziare l'attività della Zona franca doganale (Zfd), nel Porto industriale della città, servono due edifici (per l'Agenzia delle dogane, gli uffici della Zfd e della Guardia di finanza), i sottoservizi, la videosorveglianza, l'illuminazione, la viabilità interna e quella di raccordo con la strada statale 195 per Pula. Non ultimo, servono confini ben marcati da reti metalliche, perché la Zona franca doganale è interclusa, cioè deve avere un territorio definito e invalicabile: sei ettari, all'inizio, ma possono moltiplicarsi per sei volte: la superficie massima è infatti di 36 ettari.
I finanziamenti
I soldi ci sono: due milioni di euro frutto di un finanziamento da parte della Regione e di fondi dello stesso Consorzio industriale provinciale di Cagliari (Cacip). E c'è anche la scadenza: dodici mesi per completarlo, quel primo lotto, perché il termine è tassativo dopo anni e anni trascorsi a parlare senza concludere quasi niente: l'idea della Zona franca doganale è già maggiorenne, considerato che si trascina stancamente dal 2001. Di anni ne sono serviti tre per ottenere dal Comune la concessione edilizia per realizzare - al Porto canale - tutte le opere di urbanizzazione necessarie per l'attività della Zfd. Concluso il giro tra gli uffici del Municipio (che ha richiesto molti pareri, soprattutto paesaggistici, di altri enti), ora le autorizzazioni sono nella cassaforte del Cacip: il Comune le ha rilasciate dodici giorni fa. E, ora che ci sono, c'è anche la fretta: «La gara d'appalto per realizzare il primo lotto di lavori», assicura Salvatore Mattana, presidente del Cacip, «sarà bandita entro il mese», anche perché la variante sulle volumetrie è cosa quasi fatta.
Come funzionerà
Ben presto, dunque, gli operai si metteranno al lavoro per gettare le basi di una specie di staterello vasto in principio sei ettari (in futuro 36, come prevede il Piano operativo della Regione) senza tasse per i traffici estero su estero. Che cosa significa, in soldoni? Significa, appunto, soldoni: «I container con i componenti di un oggetto come ad esempio un frigorifero», riassume il presidente Mattana, «giungono nella Zfd del Porto industriale senza pagare un centesimo di tasse. Qui una ditta li assembla fino a creare l'oggetto finito il quale, essendo in Zona franca doganale, riparte senza che sia necessario pagare alcuna tassa nemmeno in uscita». Tutto questo, estero su estero: significa che i componenti arrivano non dall'Italia e non in Italia dovrà giungere l'oggetto assemblato.
Pochissima concorrenza
Una Zona franca doganale simile esiste a Trieste. Poi c'è quella di Shannon in Irlanda (dove si risparmia il 35 per cento) e nella marocchina Tangeri. Al porto di Gioia Tauro, che di fatto ha ucciso il traffico merci in quello industriale di Cagliari, la Zfd non interclusa (quindi, non delimitata) non si è invece realizzata. La “nostra” Zona non avrebbe dunque tanta concorrenza, il che dovrebbe garantire subito buoni risultati. A Cagliari il fondale adatto c'è (16 metri), «ma sono da modificare le gru», fa notare il presidente Mattana.
Nuovo futuro per il porto
La Zona franca doganale potrebbe essere la prima azione di rilancio del Porto industriale. Ne ha un'altra in mente l'Autorità portuale, che lì vuole realizzare un'area per il rimessaggio di grandi imbarcazioni in grado di garantire un indotto milionario. Nel frattempo, dopo un fuggi-fuggi fin troppo generalizzato, la società di trasporti Grendi vuole invece affondare le radici al Porto industriale, dove ha già realizzato un capannone di diecimila metri quadrati per l'hub dei prodotti Barilla in Sardegna ed è pronto a raddoppiare l'impegno. Il mare, al Porto industriale, non è più in burrasca.
Luigi Almiento