Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tour sotto le onde tra i rifiuti del Poetto

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2019


A volte spariscono, poi ricompaiono. È tutta una questione di correnti, di vento. Ma i rifiuti sono lì, neppure tanto sommersi. Spessissimo galleggiano. Come la plastica, i fogli cangianti e le buste trasparenti che come immense meduse dondolano a mezz'acqua, e come fossero vere meduse diventano “cibo” per le tartarughe marine. Micidiali trasparenze in un mare colmo di spazzatura che soffoca i rettili marini, uccidendoli.
Sott'acqua
Poetto, davanti alla spiaggia dei centomila l'acqua non è limpidissima, in questi giorni di scirocco debole e persistente. Si salva la prima fermata, in parte gli stabilimenti più vicini alla Sella del Diavolo. Poco distante dalla battigia il mare è torbido e cela - solo in parte - i rifiuti. Un clic della macchina fotografica immortala i segreti.
Davanti alla macchina
Galleggiano a mezz'acqua le plastiche, le buste di pvc che avrebbero dovuto contenere la spazzatura ma che diventano, a loro volta, rifiuti speciali. Come i resti di alimenti che qualche incosciente spera diventino cibo per i pesci. Certo, non sono quelli i veri pericoli del mare. Lo sono i fogli sminuzzati della plastica che i pesci ingoiano.
Da Marina Piccola al Margine Rosso, scirocco e libeccio fanno brutti scherzi. E anche se non soffia con impeto, il vento riesce a trascinare verso terra la spazzatura. Qui, nella spiaggia dei cagliaritani e dei quartesi, si invoca il maestrale, il «vento che ripulisce il mare».
La ricognizione sott'acqua è possibile grazie alla macchina fotografica stagna. L'appuntamento con i rifiuti è una conferma. Nessuna montagna sommersa, sia chiaro. Ma quanto basta per convalidare l'allarme-plastica che abbraccia le coste d'Italia e del resto d'Europa, del mondo intero. Il Poetto non resta fuori.
L'immersione
Inizia il tour subacqueo per raccontare il mare sporco . Tanti scatti, nei giorni in cui il vento soffia da sud-est. Il mare non è limpido. Solo davanti alle prime fermate, non lontano dalla Sella del Diavolo e da Marina Piccola, l'acqua-cristallo riporta al Poetto d'un tempo, alla spiaggia prima del ripascimento. I rifiuti sono lì, eccome.
Più avanti, verso l'ex ospedale Marino, lo sconcio inizia un pelo sotto l'acqua. Il cavalluccio di plastica perso da qualche piccolo bagnante è immobile sul fondale. Dondola. A pochi metri da un foglio nero come il catrame, residuo di una busta di spazzatura nata per contenere i rifiuti ma diventando, essa stessa, rifiuto speciale.
C'è un po' di tutto. Braccialetti di spago colorato attorno ai rami della posidonia oceanica, e poi ancora cellophane, retine, vasetti di yogurt. È così per chilometri. Testimonianza di inciviltà. Immondizia scaraventata in mare dalle imbarcazioni, dagli yacht, abbandonata sull'arenile dai bagnanti. Magari dopo una giornata di sole trascorsa sulla battigia. ll mare, prima o poi, restituirà quel “regalo” indesiderato, immettendolo nella catena alimentare che include l'uomo.
Andrea Piras