Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La movida cafona dei botellon: «Pronti a incatenarci in Prefettura»

Fonte: L'Unione Sarda
24 maggio 2019


Qualcuno dei residenti si è sfogato lanciando arance di sotto, sortendo come unico effetto quello di ricevere una valanga di insulti e minacce.
Paolo L., funzionario pubblico che da anni vive alla Marina, ancora non è arrivato a tanto. Ma giura di essere pronto a tutto. «Le proteste ad effetto non mi piacciono ma ormai siamo talmente esasperati che il prossimo passo sarà incatenarmi davanti alla Prefettura. Mi facciano sapere se, io che non mi lascio andare neanche allo stadio, devo arrivare a tanto per vedere tutelata la salute mia e della mia famiglia».
Movida cafona
Sono passati otto mesi da quando l'ex prefetta Romilda Tafuri si era presa l'impegno «di garantire il diritto al riposo dei cittadini di Marina». Eppure da allora, per i residenti nel quartiere epicentro della movida, nulla è cambiato. «Anzi, forse è pure peggio di prima - assicura il funzionario -, ogni notte in piazza Santo Sepolcro e in piazza Sant'Eulalia folle di ubriachi suonano i tamburi e le chitarre sino all'alba e nel fine settimana, soprattutto ora che sta iniziando la bella stagione, regna un caos infernale».
Botellon improvvisati
Attenzione però, il problema non sono i ristoranti e bar che negli ultimi anni hanno dato vita a una delle realtà economiche più dinamiche della città, né i loro clienti. «La maggior parte dei locali chiude a orari accettabili - conferma Paolo -, a creare il caos in realtà sono i botellon improvvisati, assembramenti di persone che consumano per strada gli alcolici acquistati dagli ambulanti o nei piccoli market aperti h24. Orde di giovani e meno giovani stazionano sino all'alba nelle scalette della chiesa e in quelle per via Manno, mettono musica a tutto volume, urinano e vomitano davanti ai portoni delle case: questa non è movida né turismo ma solo vandalismo».
Nessuno interviene
Una deriva che non si riesce ad arginare nonostante le decine di segnalazioni e la promessa fatta a ottobre dall'ex prefetta. «Abbiamo fatto esposti e denunce, ma non cambia niente - assicura il residente -, ogni volta assistiamo al solito rimpallo di responsabilità tra polizia municipale e forze dell'ordine. Eppure basterebbe multare chi beve per strada per stroncare questa moda vandalica e cafona». Ma a fargli «ribollire il sangue» c'è anche una convinzione: «Sono certo che se a creare questo inferno fosse stato un gruppo di migranti non avremmo faticato a risolvere il problema. Basta pensare a quanto accaduto in piazza del Carmine, dove la situazione non era certo grave quanto alla Marina: il sindaco Zedda ha subito staccato la wifi per evitare assembramenti e problemi. Invece nel nostro caso nessuno interviene, evidentemente perché sono autoctoni e a loro è consentito violare impunemente la legge».
L'appello ai candidati
Fra tre settimane si voterà per scegliere il nuovo sindaco e Paolo L., a nome dei residenti di Marina, ne approfitta per lanciare un appello: «Questa questione non ha colore politico - dice -, siamo davanti a un problema di ordine pubblico e di salute collettiva perché non poter dormire è una vera tortura. Per questo chiediamo ai due candidati di impegnarsi pubblicamente a risolvere questa situazione una volta per tutte, mettendo regole chiare e soprattutto facendole rispettare. Altrimenti le assicuro che siamo pronti a mettere in atto iniziative clamorose».
Massimo Ledda