Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Precari e ingiustizie in aumento

Fonte: La Nuova Sardegna
17 agosto 2009

SABATO, 15 AGOSTO 2009

Pagina 1 - Cagliari



Nicola Marongiu (Cgil): «La Regione spenda e il Comune faccia servizi»



DISUGUAGLIANZE Cresce la forbice degli occupati tra gli uomini e le donne. Molti giovani pensano a emigrare


di Roberto Paracchini
CAGLIARI. A Ferragosto si va in vacanza, ma sono sempre di più coloro che oggi non si muoveranno, se non per un tuffo al Poetto. La crisi in città coinvolge un numero sempre maggiore di persone: dai giovani agli anziani. E l’estate, spesso, accentua le sofferenze.
Sono sempre più numerosi coloro che (anziani, famiglie, giovani) per risparmiare, quando vanno al mercato a in negozio, spendono due o al massimo tre euro e a volta meno. Oppure, timidamente, vedendo che il conto è superiore a quanto si possono permettere, dicono che «no, dimenticavo, di questo ne ho ancora». Intanto tutti attendono settembre con timore. Ne abbiamo parlato con Nicola Marongiu, responsabile della Camera del lavoro (Cgil) di Cagliari.
- Che cosa capiterà a settembre?
«Di certo avremo una cartina di tornasole di questa crisi».
- In che senso?
«La gran parte degli ammortizzatori sociali sono stati utilizzati (anche quelli in deroga). Quindi o a settembre ci sarà una ripresa, almeno piccola, oppure sarà peggio».
- In che misura?
«Le cifre nazionali vanno da duecento a cinquecentomila unità: persone che verranno escluse dal mondo del lavoro».
- E in Sardegna e a Cagliari?
«I danni maggiori si avranno sulle aree deboli, come le nostre. Nell’isola siano a 570mila occupati. In meno di un anno abbiamo perso circa 32mila posti di lavoro. I dati si riferiscono al primo trimestre 2009».
- Sin qui le cifre dell’occupazione visibile e gli altri, i precari?
«Sono stati i primi a subire la crisi. Rappresentano l’area grigia che, spesso, esce fuori dalle statistiche, dal lavoro atipico (lavori a termine e altre tipologia contrattuali) a quello delle partite iva. Un esercito di persone stimato, in Sardegna, in centomila unità».
- Però di queste categorie si parla poco...
«Se l’industria va in crisi c’è una certa visibilità perchè si tratta di un settore produttivo. I lavori atipici sono spesso legati ai servizi. Per loro inoltre, la crisi significa non solo disoccupazione, ma forte diminuzione della qualità del lavoro. Noi abbiamo tantissime realtà in cui c’è anche una riduzione degli stipendi ecc. Nelle collaborazioni a progetto o a partita Iva la contrattazione è di carattere idividuale. Inoltre le norme governative hanno reso più difficili i controlli. E questo fa sì che vi siano, anche nel cagliaritano, situazioni molto pesanti».
- In estate il turismo aiuta a dare una boccata d’ossigeno nel sud dell’isola, se non altro coi lavori stagionali?
«Sì, ma si tratta di un settore con molti lavori atipici che, se pure aumenta numericamente, subisce sempre più un’erosione della qualità, in orari e stipendi».
E il settore edile, nei momenti di crisi vi si fa ricorso con opere pubbliche varie?
«In questo momento nel Cagliaritano c’è una fortissima crisi nel settore dell’edilizia (da noi produce l’8-10 per cento nel valore aggiunto)».
- Parliamo del mercato della casa...
«La flessione occupativa non è solo nel residenziale, ma anche nelle infrastrutture. Il tutto con un doppio risvolto: di depotenziamento del territorio e di carenza diretta di posti di lavoro».
- Qualche sempio?
«Pensiamo al parco archeologico di Tuvixeddu (che potrebbe creare occupazione e turismo), al lungomare di Sant’Elia (che non viene realizzato), alla pedonalizzazione del Poetto (rimandata di continuo) e ad alcun interventi di edilizia popolare fermi da tempo (a Mulinu Becciu, Sant’Elia e altri quartieri). Poi c’è il parcheggio sotto via Roma: l’appalto integrato è stato bandito, ma c’è un ribasso d’asta (di circa il trenta per cento) molto consistente e questo pone interrogativi sul futuro dei lavori».
- Poi sta riprendendo anche l’emigrazione...
«Sì, da tutte le aree del mezzogiorno: persone con scolarità e non. Anche dal Cagliaritano per le fasce giovanili, seppure in misura minore che dalle zone interne dell’isola».
- Oltre alla disoccupazione, quali gli altri aspetti negativi di questa crisi?
«Uno è lo scoraggiamento. Diminuisce la forza lavoro, ma anche coloro che cercano un lavoro. E questo si ripercuote (altro aspetto negativo) sull’aumento della forbice tra occupazione maschile e femminile. Da noi c’è un differenziale molto alto, di 12-13 punti. E tutto questo aumenta la povertà perchè ci sono meno persone che lavorano».
- Che cosa possono fare gli enti locali?
«La Regione potrebbe sbloccare le risorse non spese e impegnarsi a cogliere tutte le opportunità presenti nel territorio, anche tramite i finanziamneti di natura comunitaria».
- E il Comune?
«Intervenire di più nei servizi. Cagliari è una città incompiuta: non ha un porto completamente fruibile e il turismo fa i primi timidi passi, oltre a un arredo urbano che va decisamente migliorato e una serie di centri d’arte sottoutilizzati».