Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Così salviamo i ragazzi a rischio»

Fonte: L'Unione Sarda
13 agosto 2009

Il caso del quattordicenne di Sant'Elia arrestato e senza istruzione: non è la norma
Supporti alle famiglie da scuola, servizi sociali, oratori

Minori che non frequentano la scuola: è in crisi il ruolo educativo delle famiglie.
Ragazzini a spasso in cerca di qualsiasi opportunità lavorativa, anche illegale. Minori che non vanno a scuola e passano le ore per strada. Quanti sono? Il caso del quattordicenne arrestato un mese fa perché faceva la vedetta nella banda che spacciava droga a Sant'Elia, è diventato eclatante quando si è scoperto che non sapeva né leggere né scrivere. È stata la presidente del Comitato “Oltre il carcere: libertà e giustizia”, Alessandra Bertocchi - impegnata in un'iniziativa di solidarietà - a rivelare quel dettaglio sull'istruzione che poco pesa sul piano penale e molto su quello sociale: «In 25 anni non mi era mai capitato di incontrare un ragazzo di quest'età che non sapesse leggere».
IL FATTO Un caso che va al di là della cronaca nera, un capitolo doloroso che vede protagonista un minore e che chiama in causa la responsabilità delle istituzioni. «Adesso l'importante è che il ragazzino, che si trova in comunità, sia supportato da personale specializzato che lavorerà per lui in maniera integrata, all'interno di un circuito di protezione dov'è seguito quotidianamente, per fargli superare le sue carenze». L'assessore comunale alle Politiche sociali, Anselmo Piras, alla fine tranquilizza chi vorrebbe andare più a fondo nella vicenda ma annuncia «di avere il compito istituzionale e il dovere civico di difendere i minori e in particolare quelli toccati da vicende personali dolorose: pertanto questa amministrazione - fa sapere - si riserva di tutelarsi nei confronti di chi ha reso note la provenienza, il reato compiuto e lo stato di salute del minore». In ogni caso, il soggiorno in comunità, e questo vale naturalmente per ogni minore, va visto come un'opportunità per uscire da un destino segnato.
DISPERSIONESCOLASTICA Il caso del quattordicenne era stato naturalmente segnalato dalla scuola sia al Tribunale dei minorenni che ai Servizi sociali. Le segnalazioni su studenti irregolari sono abbastanza frequenti e provengono per la maggior parte dalle medie e da istituti professionali. «Il caso di cronaca va inquadrato nel generale fenomeno della dispersione scolastica - spiega la preside dell'istituto comprensivo di Sant'Elia, Valentina Savona - naturalmente più il tessuto sociale è debole e più ci sono difficoltà in famiglia, maggiormente elevata è la percentuale di inadempimenti dell'obbligo scolastico: ma smitizziamo che si tratti di un caso tipico di Sant'Elia. Quest'anno su 203 alunni abbiamo segnalato 3 casi: studenti delle medie che non venivano a scuola o con una frequenza talmente irregolare da far scattare la segnalazione. A volte c'è un rifiuto forte del ragazzo e la famiglia non ha nessun ascendente: tutta la società è colpevole quando non riesce a mettere in campo gli strumenti di prevenzione e di intervento necessari per mettere al riparo questi ragazzi, facili prede di chi vive in modo illegale. Un caso triste ma non è la norma: da noi ci sono tante famiglie che hanno una grande voglia di far emergere i propri figli nello studio, la maggior parte ce la fa. E non fa notizia».
GLI STRUMENTI Il fenomeno è complesso, ma di fronte alle difficoltà presenti in molte zone della città ci sono oggi a disposizione una serie di strumenti che consentono alla scuola di interagire con i servizi sociali. «Interveniamo per incoraggiare il ragazzo a tornare sui banchi - spiega l'assessore Piras - anche affiancandogli un educatore a domicilio e soprattutto facendo capire all'alunno e alla famiglia l'importanza dell'istruzione, come primo passo per far crescere un futuro cittadino rispettoso delle regole».
GLI ORATORI Ad aiutare i ragazzi ad avere uno stile di vita sano sono oggi anche gli oratori delle chiese cittadine. Don Marco Lai è il prete in trincea e all'avanguardia nei metodi educativi e di comunicazione con i giovani. «Il problema è quello di un mondo dove esistono le periferie e dove le pari opportunità fanno fatica a farsi largo - dice il parroco di Sant'Elia - si è fatto molto ma si deve fare di più. Tutte le famiglie, di provenienza diversa, dal punto di vista educativo sono in crisi ma con la rinascita di tanti oratori si è fatto molto riuscendo a dare ai genitori quel supporto per educare e crescere bene i loro figli, grazie anche alla rete dei servizi sociali e comunali. Abbiamo cambiato il destino di tanti ragazzi con azioni pubbliche e private, garantendo successi formativi e pari opportunità nella vita. Non siamo nel deserto e non è più come 10 anni fa: anche in Costa smeralda o nella Roma-bene ci sono situazioni di devianza, è chiaro che nei quartieri dove le difficoltà sono maggiori, dove si fa fatica ad avere la casa ci sia qualche complicazione in più».
CARLA RAGGIO

13/08/2009