Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I bambini fragili delle periferie

Fonte: L'Unione Sarda
11 marzo 2019

INDAGINE. Save the Children-Treccani: il rapporto su povertà educativa e infanzia

 

 

I progetti anti dispersione scolastica a Sant'Elia e Santa Teresa di Pirri 

 

Come Milano, Roma, Napoli, Genova e Palermo. Anche le periferie cagliaritane non godono di buona salute. Non fanno eccezione rispetto a tante altre “aree fragili” d'Italia. Socialmente, economicamente. Troppo spesso dimenticate dall'agenda politica. Così raccontano i dati elaborati dall'Atlante dell'infanzia delle zone a rischio promosso da Save the children e pubblicato da Treccani. Sei le metropoli passate al microscopio, capoluogo sardo compreso. E la realtà “scoperta” non è stata esaltante. Non lo è per i bambini, quella fascia di popolazione racchiusa tra gli zero e i 17 anni che in soli due anni ha subìto la stessa drammatica sorte degli adulti.
Lo studio
Statistiche alla mano, secondo l'Istat dal 2016 al 2018 la povertà assoluta è raddoppiata. La percentuale diventa ancor più sconcertante se riferito ai minori. Secondo l'indagine di Save the children-Treccani, si è passati dal 3 per cento del 2006 al 12 per cento del 2017. Ciò ha comportato un incremento della cosiddetta “povertà educativa”. L'Atlante dell'infanzia a rischio è un rapporto sul disagio. Un dato su tutti: chi vive in periferia è vittima del deficit di istruzione. E i bambini lo sono ancora di più. Sant'Elia e San Michele-Is Mirrionis, ma anche i quartieri di Santa Teresa-San Giuseppe a Pirri e Mulinu Becciu (più sacche di altri rioni cagliaritani) non si discostano di troppo dalle altre realtà metropolitane prese in esame da Save. Periferie appunto fragili, come le chiamano gli studiosi. Rioni “agli estremi” dove risiede una consistente fetta di under 15. Cagliari raggiunge il 35,6 per cento.
I legami
Quadro che contempla emergenze sociali strettamente legate alla povertà materiale ed economica. «Ovvero quella urbanistica, la istituzionale, la socioculturale e la relazionale», spiega Valentino Pusceddu, dirigente dell'Istituto comprensivo Pirri 1-Pirri 2 che comprende anche la scuola del rione di Santa Teresa, uno dei quartieri considerati dalla sociologia difficili e fragili. È stata l'indagine Save-Treccani a spingere l'Istituto di Pirri a partecipare ai bandi per la lotta alla povertà educativa istituiti dal Consiglio dei ministri nel 2016 e patrocinati, per Cagliari, dalla Fondazione di Sardegna.
Il dirigente
«Ne abbiamo vinti tre», spiega Pusceddu. «Il bando infanzia, il bando nuove generazioni per bambini dai 5 ai 14 anni e il bando adolescenza riservato ai minori tra gli 11 e i 17 anni. Progetti che avranno una durata triennale, dando così la possibilità di seguire i ragazzi in un percorso prolungato. Si potrà soprattutto operare in un sistema di rete che coinvolga non solo gli adolescenti ma la comunità e il territorio ed evitare gli inutili sperperi di energie e denaro pubblico come avvenuto in passato con i piani anti dispersione scolastica». Il fenomeno di interruzione anticipata degli studi a Cagliari ha raggiunto (dato 2017) il picco preoccupante del 19 per cento. Ragazzi Neet, li chiamano i sociologi, utilizzando l'acronimo di “Not in Education, Employment or Training”. Si tratta dei ragazzi che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. «Inutile dire che la loro concentrazione è nei quartieri sensibili», precisa Valentino Pusceddu. Le zone in cui si registrano i picchi più alti di giovani “Neet” sono San Michele, Sant'Elia ma anche Santa Teresa.
Il piano
E proprio su questi ultimi due rioni si è concentrato il progetto adolescenti. Due i referenti: Domus de Luna e i padri Somaschi. «Per Santa Teresa-San Giuseppe - dice Pusceddu - sono stati presi in consegna ventidue ragazzi per tre anni. Saranno accompagnati fino alle Superiori. Si lavorerà con loro ma anche con le famiglie. Questo perché la dispersione avviene proprio dopo aver concluso le Medie inferiori».
Andrea Piras