Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mastelli ai morosi: «Purché liberi dai rifiuti» Nelle case popolari approvano la scelta di distribui

Fonte: L'Unione Sarda
5 marzo 2019

SANT'ELIA.

I sacchi di spazzatura sono accatastati ovunque: fuori dai palazzi, nei parcheggi e nelle aiuole

Mastelli ai morosi: «Purché liberi dai rifiuti» Nelle case popolari approvano la scelta di distribuire i bidoni a tutti ma rivogliono i cassonetti 

 

Il tanfo qui è insopportabile. Per strada, circondati dalla spazzatura, davanti ai vecchi palazzi di Sant'Elia, i rifiuti sono un'emergenza. Lungo i marciapiedi, le auto si alternano ai sacchi maleodoranti: le persone schivano l'ostacolo e passano oltre. Va tanto male che anche la distribuzione dei mastelli ai morosi disposta dal Comune potrebbe non bastare. Sarà per questo che i residenti degli alloggi Erp non si preoccupano affatto di un'eventuale ingiustizia tra chi ha pagato la Tari e chi no, vorrebbero solo veder sparire le discariche per tornare a respirare mentre camminano per strada.
Sant'Elia
«Io ho pagato la Tari, ma non mi oppongo al fatto che anche chi non è in regola riceva i bidoni, d'altronde la spazzatura da qualche parte dovranno pur buttarla». Paolo Pistis è alle prese con il motore di una macchina parcheggiata in una piazzola sterrata davanti alla rotatoria all'ingresso del quartiere. Alle 11 del mattino un gatto grasso e nero attraversa in via Schiavazzi fino alla fermata del Ctm dove due signore aspettano la linea 6. Da qui, guardando in tutte le direzioni, si vedono decine di buste stracolme accatastate l'una sull'altra. «Certo che li devono dare a tutti i mastelli, ma non bastano. Vogliamo i cassonetti o almeno i bidoni condominiali», attacca Immacolata Porcu, 52 anni. «Non è giusto, nei palazzi hanno anche i mastelli grandi, mentre noi in via Schiavazzi 31 solo quelli piccolini. Mio figlio deve portare i pannolini della bambina a San Michele perché qui li ritirano una volta alla settimana. Comunque no, la Tari non l'ho pagata. Per ora ci arrangiamo», conclude Immacolata prima di allontanarsi con l'amica Claudia Casula che si dice d'accordo con lei. Ermanno Perdisci, 78 anni, vive a Sant'Elia da quando era un ragazzo e ne fa una questione di principio. «Io so che quando sono venuto qui mi hanno messo una tessera in mano e mi hanno detto che non dovevo pagare nulla. Invece adesso mi hanno mandato una bolletta. Ho detto a mia figlia di buttarla. Ci vogliono dare i mastelli? Va bene, ma noi vogliamo i cassonetti. Io sono anche invalido», quasi strilla mentre trascina due buste della spesa fino al portone.
A San Michele la raccolta porta a porta ancora non c'è. Nonostante i cassonetti siano al loro posto la spazzatura è dappertutto: intorno alla piazza e vicino al mercatino sul marciapiede opposto. «Ho finito di pagare la Tari l'altro giorno: 260 euro perché a carico c'è anche mio nipote. Non è giusto dare i mastelli a chi non paga», Giovanna Urgeghe ha 79 anni ed è l'unica voce fuori dal coro. Abita al numero 11 di piazza Medaglia Miracolosa. «Io vivo dalla pensione, ho fatto sacrifici, eppure sono sempre stata in regola: perché devo pagare anche per gli altri?».
Is Mirrionis
Due semafori più avanti si raggiunge l'incrocio di via Timavo. Alle case parcheggio la puzza di pesce andato a male toglie il respiro. Lungo il muretto che delimita il condominio almeno trenta sacchi, un seggiolino da bambina, un vecchio mobile. Monica Deidda vive al terzo piano e non sa più come fare. «Io i mastelli ce li ho, faccio la differenziata e, devo essere sincera, passano a ritirarla sempre. Ma tutto intorno è uno schifo, non si può vivere così, diano i mastelli a tutti, non importa, anche se non credo che le cose miglioreranno». Qui ci sono quattro palazzine. «Siamo circa venti famiglie ed è impossibile che questa spazzatura sia tutta nostra: vengono dagli altri quartieri e buttano qua». All'ora di pranzo Rosy Zanda esce per ritirare il bidone dell'umido. «Io abito al piano terra e devo tenere le finestre chiuse per la puzza e per gli animaletti che entrano in casa. Il Comune deve trovare una soluzione, questa non è vita».
Mariella Careddu