Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Occupazioni abusive La sanatoria provoca solo discriminazioni

Fonte: La Nuova Sardegna
3 agosto 2009

DOMENICA, 02 AGOSTO 2009

Pagina 1 - Cagliari
Marisa Depau (Pd): la maggiore responsabilità delle occupazioni è del Comune che non controlla


di Roberto Paracchini
CAGLIARI. «Se continuiamo così avremo una nuova emergenza sociale», afferma Marisa Depau, consigliera comunale del Pd, pasionaria dei problemi della casa. «L’intervento dell’altro giorno per coloro che occupano abusivamente un alloggio non risolve niente e non fa che accentuare le difficoltà di centinaia di famiglie». La consigliera si riferisce «all’emendamento alla finanziaria» approvato due giorni fa dal consiglio regionale e che «permette di condonare tutti gli abusivi che hanno occupato entro il 31 dicembre del 2004». In precedenza, nel 2004, c’era stata un’altra sanatoria: sino a fine dicembre del 2003. Ma «chiariamo - sottolinea Depau - le occupazioni si riferiscono ad abitazioni pubbliche di proprietà del Comune o di Area. E riguardano alloggi disabitati al momento dell’insediamento abusivo. Il che significa che chi occupa un appartamento assegnato ad altri non può essere sanato».
Ma il problema è un altro: «Quasi tutte le occupazioni abusive (circa 300) risalgono a dopo il 2004. Il problema è affrontato male. Da un lato si dice: tu che hai avuto “l’intelligenza” di occupare nel 2004 non sei illegale, gli altri, sì. Voglio dire che se devi intervenire lo devi fare condonando tutti, ovvero permettendo di regolarizzare l’affitto (pagando gli arretrati) anche agli altri».
La questione centrale è che «il Comune non controlla, non si rende conto di quali abitazioni pubbliche sono libere o meno. E questo permette anche il commercio delle abitazioni: un locatario che deve trasferirsi in un’altra città o altrove, “vende” il suo appartamento. E non si tratta di casi isolati. Occorrono controlli ed è necessario che questi vadano fatti sempre. Altrimenti che fai? Butti fuori un abusivo dopo 3-4 anni, con in più il fatto che queste persone non possono più partecipare alle graduatorie per gli alloggi pubblici? È ovvio che in questo modo le famiglie interessate non sanno più che cosa fare e così crei tensioni sociali».
In città il patrimonio di alloggi pubblici è di oltre settemila unità. Nello stesso tempo sono circa quattromila le persone che «tra una graduatoria e l’altra, aspirano a una casa di edilizia pubblica - spiega Antonello Puddu, responsabile regionale del sindacato inquilini Uniat - solo che l’amministrazione comunale non costruisce più nuovi alloggi. Eppure i finanziamenti vi sono stati, ma non li si è utilizzati: sono stati realizzati solo 42 case in via Premuda». Intanto si parla di prossimi sfratti, sia a Sant’Elia che a San Michele. «Ma occorre - precisa Puddu - finalmente un piano di intervento serio».