Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il piemontese dal cuore sardo

Fonte: L'Unione Sarda
3 agosto 2009

Il Comune di Cagliari propone un'interessante esposizione di stampe, dipinti, libri e oggetti personali che illustrano la vita, le molteplici attività, le esplorazioni del generale Alberto Ferrero della Marmora. Aristocratico torinese ha viaggiato in lungo e in largo per l'Isola, lasciando fondamentali opere sulla geografia, la geologia, la fauna e la flora Fu veramente innamorato della Sardegna alla quale ha dedicato 14 anni di studi ed esplorazioni



La cima più alta dell'isola, picco del Gennargentu a quota 1834 metri, porta il suo nome. A lui è dedicata la via più importante del rione Castello di Cagliari, dove visse per qualche tempo. Un busto di marmo è conservato al museo archeologico alla Cittadella. Ma del personaggio Alberto Ferrero della Marmora (o La Marmora, o Lamarmora secondo le diverse grafìe) pochi conoscono la storia e la grandezza di un uomo che ha dato molto alla Sardegna. Difficile definire con un'unica parola chi fu questo nobile ufficiale piemontese (1789-1863) che ha attraversato metà dell'Ottocento tra viaggi, esplorazioni, battaglie, caserme, biblioteche, salotti e che ha alternato alle armi del militare di carriera i libri e gli strumenti dello scienziato. Più che un uomo dell'Ottocento, La Marmora fu un vero figlio dell'Illuminismo. Dal "secolo dei lumi" ereditò la passione enciclopedica per ogni genere di studi e dal Romanticismo attinse, invece, le emozioni che lo spinsero a scoprire e ad amare una terra selvaggia e ignota com'era la Sardegna dell'Ottocento. Antesignano di quei grandi viaggiatori (soprattutto stranieri) che arrivarono in ordine sparso, rimasero affascinati dalle bellezze dell'isola, dai suoi abitanti e dalla sua millenaria storia e lasciarono memorabili reportage in saggi e libri pubblicati nella penisola, in Francia, Germania, Gran Bretagna. Lui li battè tutti, almeno per diversità di interessi e mole di lavoro, lasciando opere fondamentali per la conoscenza della Sardegna di allora.

A rendere in parte giustizia a una figura così importante una mostra al Ghetto degli ebrei che resterà aperta sino a novembre con lo scopo di risvegliare l'interesse verso questo militare piemontese che ha dedicato quasi 14 anni alla scoperta della Sardegna. Non a caso la mostra si intitola "L'esploratore innamorato". Realizzata dall'assessorato alla cultura del Comune con la collaborazione della Regione Piemonte, il museo di Scienze naturali di Torino, la Fondazione Siotto e il Comitato per il 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, è il frutto di un impegno organizzativo durato quasi tre anni. Le opere esposte arrivano in parte dal Piemonte, prestate da musei, istituzioni, archivi. Determinante è stato l'apporto della famiglia La Marmora che ha messo a disposizione carte e oggetti personali sinora mai usciti dalla nativa Biella.
L'idea di dedicare una mostra a La Marmora è scaturita dall'incontro di due ex bersaglieri, l'assessore alla cultura Giorgio Pellegrini, appassionato cultore di storia militare, e di Rodolfo Mori Ubaldini, presidente della sezione sarda dell'associazione d'arma nonché pronipote del generale-esploratore. Da verace cagliaritano Pellegrini conosceva chi fosse quel singolare piemontese, ma è stata la scoperta di un'edizione francese de L'Itinèraire de l'Ile de Sadaigne, scovata in una vecchia libreria della Corsica, a rivelargli il fascino nascosto dell'esploratore: «Quel che ignoravo era il sentimento che quel militare sabaudo, colto e sensibile, nutriva per la mia isola, l'amore che si avverte tra le righe e nelle pagine del libro. È questo mi ha spinto a promuovere un'iniziativa che mostrasse ai sardi un protagonista essenziale della storia, della scienza e della cultura della Sardegna».
Occasione della mostra è il 190 mo anniversario del suo primo viaggio nell'isola dove, a più riprese, venne almeno una trentina di volte per periodi più o meno lunghi. L'esposizione cagliaritana (con un ricco catalogo che presenta numerosi saggi di esperti) è divisa in tre sezioni: ciascuna racconta un lato della poliedrica figura attraverso stampe e dipinti d'epoca, documenti, libri e oggetti appartenuti al generale. L'itinerario comincia con la parte biografica che ricostruisce le tappe dell'avventurosa vita del nobile piemontese, nato a Torino da un'aristocratica famiglia biellese. Uno zio, Filippo, fu vicerè di Sardegna, due fratelli furono uomini di Stato. Un altro fratello, Alessandro, costituì il corpo dei bersaglieri andando a morire nella guerra di Crimea (1856). Giovanissimo iniziò la carriera militare, nella scuola napoleonica di Fontaineblue, sino al massimo grado di generale dell'esercito piemontese. In Sardegna arriva per la prima volta nel 1819 con l'obiettivo di dedicarsi agli studi di ornitologia. Vi giunge di nuovo nel 1821 costretto al confino perché sospettato di simpatie liberali. Riabilitato e riammesso nell'esercito sabaudo torna nell'isola nel 1826: da quel momento comincia lo studio sistematico della cartografia dell'isola, si appassiona alla fauna e alla flora di cui riproduce minuziosi disegni (poi stampati), studia i costumi, la lingua, la geografia, la geologia, la storia e l'archeologia. Le sue ricerche diventano punto di riferimento per molti studiosi quali Vittorio Angius e il canonico Spano. Il risultato di tanto lavoro si ritrova nelle diverse edizioni delle pubblicazioni (dal Viaggio in Sardegna a l'Itinerario dell'Isola di Sardegna, dall'Atlante alle mappe per l'esercito).
Nelle sale del ghetto un manichino raffigura un giovane La Marmora vestito di tutto punto. Cappellaccio e pastrano, la rete per catturare farfalle, fucile da caccia e strumenti di osservazione, che li pendono dalle tasche. Ecco, ce lo immaginiamo così il conte Alberto poco prima di mettersi in cammino tra boschi e monti di una terra impervia e sconosciuta. Una terza parte della mostra si trova "distaccata" al museo archeologico, alla Cittadella, dove disegni e oggetti raccontano la vicenda dei "falsi bronzi nuragici".
CARLO FIGARI
"L'esploratore innamorato, Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna".
Al Ghetto degli ebrei e al museo archeologico della Cittadella, sino al 29 novembre.
Orari: dalle 10,30 alle 13, dalle 18 alle 24. Lunedì chiuso.
Ingresso 3 euro,gratuito con la Karalis card.
In alto "veduta di Cagliari dall'isola di san Simone" (1822), acquerello realizzato da Alberto de La Marmora. Un suo disegno originale anche la tavola che illustra l'aquila a età diverse. A sinistra ritratto dell'esploratore

01/08/2009