Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Le sarde? Donne eleganti»

Fonte: L'Unione Sarda
3 agosto 2009

La curatrice


«Le donne sarde sono elegantissime, hanno il piacere del vestire nel dna». Più che un complimento è una constatazione storica se a dirlo è una studiosa del costume e della moda contemporanea. La romana Bonizza Giordani Aragno ha la Sardegna nel cuore: «Per me era l'isola delle meraviglie, quando ascoltavo i racconti della famiglia Siglienti», dice ricordando lo stilista sassarese Nino Siglienti, famoso per i disegni dei suoi scialli e stroncato nel 1928 da una tubercolosi. «La Sardegna è ricca di talenti della moda», Figus, Luciano Bonino, «esperto di tradizioni che mi ha aiutato tanto», Betterelli, Marras «oggi direttore creativo di Kenzo». La memoria corre indietro all'incontro con don Giovanni Guiso, molto noto a Siena dove faceva il notaio, alle incisioni del Novecento di Guido Colucci che ha sempre documentato le tipologie dei costumi presenti nella mostra. Fino alle illustrazioni di Edina Altara, chiamata “forbicicchia”, negli anni Trenta. «Tutti questi vi hanno reso famosi», sorride Bonizza Giordani Aragno, reduce dal successo della mostra a Palazzo Pitti, culla della moda italiana.
Perché c'è la Sardegna?
«Il mio è un affetto antico, colpisce però la ricchezza dei suoi costumi. La Sardegna è l'unica regione che ha un costume tradizionale, l'abito sardo è un abito identitario: ha saputo cogliere e tramandare forme di abiti già presenti in epoca preistorica».
Qual è il dettaglio che ama di più?
«Le gonne pieghettate che avete voi: la piega rappresenta il mare, l'onda, il movimento. Un abito piegato è in continuo movimento, non è mai statico».
Lei accosta una gonna di Aritzo a un capo di Soldano, uno scialle olianese a uno di Siglienti: qual è lo scopo?
«Sono le contaminazioni. Ho fatto un'operazione contemporanea, preso gli oggetti come capita da un grande guardaroba, non a caso l'allestimento è rappresentato da scatole. Qualcuno mi criticherà ma volevo dimostrare come queste forme non hanno tempo e diventano elemento di moda. Volevo dire ai giovani di non chiudersi nella storia, bisogna andare oltre, sennò si rischia di ammuffire, come dentro un cassone». (c. ra.)

01/08/2009