Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Schegge preziose di danza

Fonte: L'Unione Sarda
3 agosto 2009

“Who cares?” di George Balanchine, il più classico dei coreografi moderni, per trasformare le note di George Gershwin in una spumeggiante invenzione. È l'ultima proposta del Gala “Picone & i grandi della danza”, ieri sera al Lirico di Cagliari fuori abbonamento. Sul palcoscenico, con l'étoile internazionale Giuseppe Picone, direttore artistico della manifestazione, Sterlin Hyltin del New York City Ballet (la compagnia dove questa suite ricca di glamour vide la luce nel 1970), e due danzatrici del Ballet du Capitole di Tolosa, Maria Gutierrez e Magali Guerry. Una passeggiata attraverso la Manhattan del nostro immaginario collettivo, quella cara a Woody Allen, per chiudere con leggerezza una serata aperta da un pezzo di bravura di Picone: quello Spettro della rosa omaggio al grande Njijnskij che mette alla prova capacità tecniche e interpretative. A Picone - trasformato nel fantasma di una rosa, distillato nella scia del suo profumo - il compito arduo di dar corpo al sogno di una romantica fanciulla (Bojana Nenadovic Otrin, del Teatro nazionale sloveno di Lubiana).

In calzamaglia rosa, come la calottina, il ballerino napoletano vola nell'aria con la forza e la grazia delle sue braccia, sparendo con un grand jeté alla vista della ragazza sognante. A lei il ricordo di quella rosa, donatale al suo primo ballo, a noi l'emozione di questa coreografia di Michel Fokine, basata sull' Invito alla danza di Weber, nell'orchestrazione di Berlioz.
Da una coreografia del 1911 dove è il ruolo maschile quello chiamato alla prova più ardua, al più romantico dei balletti, dove i ruoli si rovesciano: è il passo a due del II atto del Lago dei cigni di Ciaikovskij, coreografato da Ivanov, e interpretato da Olga Elsina e Vladimir Shishov (Staatsoper di Vienna). Schegge preziose di virtuosismo, linee pure di danza accademica, per raccontare l'amore infelice di Odette e Siegfried. Un distillato di romanticismo è La Sylfide di August Bournonville: con quel mirabile passo a due dove i protagonisti - Maria Gutierrez e Alessandro Macario, del San Carlo di Napoli - non si sfiorano mai. Lei, così piccola e giocosa, lo provoca e fugge, lui la insegue. Ricca di virtuosismi non gridati ma velati, la danza si sviluppa tutta in altezza: una prova di bravura, e una scelta obbligata, per questa coreografia nata sul finire dell'Ottocento in un teatro dagli spazi contenuti, quello reale danese.
È un pezzo di grande tecnica Raymonda di Anna-Marie Holmes (musica di Glazunov), a proporre una storia complicata di amori e tradimenti. Con un grande pas de deux classique e la deliziosa “variazione dello schiaffo”. Protagonisti Shoko Nakamura e Wieslaw Dudek (Staatsoper di Berlino).
Dalla danza raccontata a quella sublimata: La Lacrimosa di Chiara Tanesini, una coreografia di oggi, essenziale, che punta sulla figura seminuda di Picone, sulla sua padronanza dello spazio, e sulla musica di Mozart, dopo lunghissimi istanti di silenzio. Un Requiem con arrangiamento rock e risate di bambini (a Wam sarebbe piaciuto), un pugno di emozioni forti, per raccontare la fragilità dell'uomo.
Ancora emozioni, col sensuale, moderno drammatico pas de deux di Anna Karenina . La coreografia è di Boris Eifman, l'interpretazione di Olga Esina e Vladimir Shishov. E riecco Il Lago : stavolta il passo a due è quello del III atto, firmato da Petipa, un grand pas de deux classique, un pezzo di virtuosismo per Shoko Nakamura e Wieslaw Dudek.
Ritorna Bojana Nenadovic, la fanciulla dello Spettro , per l' intenso assolo di The Architecture of silence di Edward Clug che si apre - come il titolo suggerisce - senza musica. Ci sono le linee pure di una danza angosciosa che con Mozart diventa preghiera.
Con Gershwin, col suo Chi se ne importa? , arriva la leggerezza dell'anima, oltre a quella dei corpi. Chiude col fascino di Broadway, questo gala prodotto da Ennio Salomone (maître del balletto è Sabrina Bosco). Chiude col nuovo mondo, a noi così caro, ma poi non resiste al vecchio, e regala per la passerella finale il fascino di J. Strauss padre e della Marcia di Radetsky . Accompagnata dal battimani ritmato (sembra Capodanno ma è agosto) e infine da lunghi, interminabili applausi.
MARIA PAOLA MASALA

02/08/2009