Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mille idee ma il Nervi cade a pezzi Il padiglione, abbandonato da anni, è occupato da un uomo e tre

Fonte: L'Unione Sarda
20 novembre 2018

SANT'ELIA.

Tanti i progetti, tutti non realizzati: acquario, centro velico o auditorium Mille idee ma il Nervi cade a pezzi Il padiglione, abbandonato da anni, è occupato da un uomo e tre cani 

Un grande acquario, un cine-porto, un centro nazionale velico, la casa del cinema sardo, un auditorium musicale. Il padiglione Nervi sarebbe dovuto diventare tutto questo scorrendo solo alcune delle idee e delle proposte snocciolate negli ultimi anni. Per ora resta un gigantesco rudere, abbandonato e in parte pericolante. L'enorme struttura è lì, con i vecchi macchinari arrugginiti, le scale diroccate, circondato da calcinacci, topi morti e rifiuti. La recinzione che circonda i due lati non “protetti” dal canale e dal mare serve a poco: i varchi non mancano. Il silenzio è rotto dall'abbaiare di alcuni cani, all'interno della gigantesca struttura. E da una voce. «Chi è? Andate via», sbotta qualcuno. Le poche parole - dette con molta probabilmente da una persona proveniente dall'est Europa - arrivano dalla “pancia” del padiglione.
Porta e lucchetto
Sul lato destro, osservando dal mare l'ex magazzino per lo stoccaggio del sale (costruito nel 1954 e progettato, pur con qualche dubbio su questo punto, da Pier Luigi Nervi), delle pesanti assi in legno inchiodate all'edificio impediscono l'accesso. Eppure qualcuno, chissà da quanto tempo, ci vive. Ha realizzato un varco chiudendolo poi con una tavola e lucchetto. Scoprire chi sia e se ci sia solo lui è impossibile: rifiuta ogni colloquio e perde la pazienza dopo pochi secondi. «Via», grida dall'interno. Da una fessura bassa spuntano i musi di due cagnolini. Del terzo, un dobermann, si intuisce la presenza dai poco rassicuranti rumori e da una breve apparizione dalla minuscola fessura.
La stanza da letto
Un altro varco, questa volta dall'alto, mostra l'interno del padiglione. I 16 metri di altezza, i 28 di larghezza e i 50 di lunghezza (qui, un tempo, veniva depositato il 6 per cento della salina prodotta in un anno) sono completamente vuoti. Al centro si scorge un ombrellone tenuto in piedi da alcune pedane in legno. Forse è il tavolo per consumare i pasti. In fondo una porticina dà su una stanza (dove si trovavano gli uffici): qui l'unico residente del Nervi deve aver realizzato la camera da letto. In passato sempre in questa parte dell'edificio avevano trovato riparo per diverso tempo delle famiglie di rom poi sfrattate per poter realizzare (siamo nel 2011) dei lavori di ristrutturazione della copertura del padiglione vicina oramai al crollo.
Il degrado
Attorno, nei circa due ettari di terreno, si possono notare ancora il nastro trasportatore per lo stoccaggio del sale, le tramogge (recipienti a forma di tronco di piramide) e la gru per il sollevamento del materiale lavorato oltre al gruppo mobile per trasferire il sale sulle navi. Tutto abbandonato da decenni, tra erbacce e calcinacci. Le scale esterne sono consumate dal tempo: spuntano i ferri dalle pareti e numerosi puntelli in metallo evitano possibili crolli. Salirci è molto rischioso: un pianerottolo è sparito nel nulla e lasciato il posto a un traballante ponteggio in legno.
La pista ciclabile
Ogni giorno decine di migliaia di persone passano accanto a uno dei pezzi pregiati di archeologia industriale della nostra città: in auto, percorrendo viale Salvatore Ferrara o passando nei parcheggi Cuore del vecchio stadio Sant'Elia, oppure in bici e a piedi dalla pista ciclabile che costeggia la recinzione del padiglione. Eppure qualcosa si muove. Entro il 2019 dovrebbe essere realizzato il ponte ciclabile e pedonale di collegamento tra il lungomare Sant'Elia e Su Siccu. L'anello mancante per superare il canale che costeggia il rudere del padiglione Nervi, sempre in attesa di conoscere il proprio destino.
Matteo Vercelli