Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex Marino, degrado a cinque stelle

Fonte: L'Unione Sarda
31 luglio 2009

Fallito il tentativo di farci un centro benessere, il rudere resta in bella vista sulla spiaggia. E i ragazzini vanno a giocarci

Corridoi bui, cocci e siringhe: dentro il vecchio ospedale

Doveva diventare un centro per la talassoterapia, con vasche sul tetto. Ma l'ex ospedale Marino, per ora, resta un rudere.
«Attenzione: lavarsi le mani dopo i rapporti sessuali; attenti ai maniaci dietro le porte; ricordatevi di spaventare gli ignari visitatori eventualmente presenti. Si ringrazia per la gentile collaborazione». Benvenuti dentro l'ex ospedale Marino, dove i ragazzi e le ragazze si rincorrono, giocando a farsi paura nei corridoi bui, le ciabattine che scricchiolano sui cocci di vetro, gli strilli che rimbombano nelle stanze vuote: una specie di castello degli orrori senza biglietto d'ingresso, il brivido dell'avventura a portata di mano, direttamente sulla spiaggia.
SIRINGHE E LEGGENDE Il cartello con le regole di comportamento è scritto a mano, direttamente sul muro, con un pennarello: si trova in un androne al primo piano molto frequentato dai tossicodipendenti. Sul pavimento, mucchi di siringhe da insulina. E qualcuno dei ragazzi, qui dentro, è scalzo.
«Ma è vero che negli scantinati fanno le sedute spiritiche?», domanda sottovoce una ragazzina che avrà sì e no quindici anni. «Ehia», annuisce saputo un amichetto. «L'ultima volta che ci sono scesa c'erano sette candele», aggiunge un'amica. Ci siamo scesi anche noi, nel seminterrato: a parte una scritta con l'ovvio “666” e un minaccioso “Qui morirete tutti”, nessun segno di sedute spiritiche o riti satanici. Solo soffitti bassi, incombenti, e bagni fatti a pezzi.
IL RUDERE Fuori, mangiato dalla salsedine e dall'incuria, i ferri arrugginiti del cemento armato in bella vista. Dentro, bottiglie e lattine, fazzolettini usati e mozziconi, calcinacci e cessi fracassati, stipiti incendiati e vecchi termosifoni. Il primo piano buio per via delle finestre murate nel tentativo, vano, di evitare incursioni vandaliche; al secondo e al terzo, finestre affacciate sulla spiaggia dei centomila e la Sella del Diavolo; dalla terrazza, il panorama del Golfo degli Angeli e dello stagno di Molentargius è di una bellezza che toglie il fiato e quasi ti dimentichi dello squallore che hai dovuto attraversare per arrivare lassù.
27 ANNI DI DEGRADO È così da anni, il vecchio ospedale Marino, ovvero l'ex “Colonia marinara estiva Dux” progettata nel 1937 dall'architetto Ubaldo Badas, che pensò l'edificio come una porzione di circonferenza aperta verso il mare: oggi è un rudere, certo, ma per decenni è stato considerato un limpido esempio di razionalismo, tanto da finire sulle pagine delle più autorevoli riviste mondiali di architettura. E la bellezza affiora ancora, sotto lo squallore. Come ospedale cominciò a funzionare nel 1947 («perché con la protezione divina natura e scienza ridiano la vita contesa dal male», recita la targa in marmo fatta affiggere 62 anni fa dall'amministrazione provinciale e dal Consorzio antitubercolare su pareti oggi coperte di scarabocchi) e fu dismesso nel 1982. Da allora, ventisette anni di degrado. Unico aspetto positivo: la facciata curva immaginata da Badas ha offerto una barriera al vento che soffia la sabbia dal Poetto verso l'entroterra, e oggi una bella duna dorata arriva fino a ciò che resta della balconata al primo piano dell'ex ospedale. È da lì, attraverso una finestra, che si entra.
LA SVOLTA MANCATA Due anni fa sembrò finalmente essere arrivato il momento della svolta: la Regione bandì una gara per affidare ai privati, in cambio di una concessione cinquantennale, l'onere di ristrutturare lo stabile. Un piatto appetibile: 13 mila metri quadri sul mare. Vinse un'associazione temporanea d'imprese che ci voleva fare un centro di cura e benessere. Peccato che si fossero fatti i conti senza l'oste: la Soprintendenza per i beni archeologici e culturali bocciò alcuni interventi previsti dal progetto approvato dalla Regione perché non avrebbero salvaguardato l'integrità dell'edificio. È finita in un nulla di fatto: l'associazione temporanea d'imprese ha rinunciato, la procedura di gara è stata, come si dice tecnicamente, “infruttuosa”, e l'ex Marino è ancora lì a consumarsi al sole, a offrire riparo a qualche eroinomane e qualche brivido ai ragazzi della settima fermata.
MARCO NOCE

31/07/2009