Rassegna Stampa

Il Sardegna

Il grande bluff dei derivati: perquisizioni e Enti locali in ginocchio

Fonte: Il Sardegna
28 luglio 2009

Coinvolti Comuni, Regioni ma anche le Poste. E gli speculatori continuano a fare affari

Clara D'Acunto clara.dacunto@epolis.sm ¦

Seicento amministrazioni comunali italiane fanno i conti con una valanga di contratti derivati, per un valore di 35,5 miliardi di euro. La Guardia di Finanza e le procure di mezza Italia continuano a lavorare su ipotesi di reato come truffa, appropriazione indebita e falso, per un totale di 24 filoni d'indagine aperti. Dallo scoppio della crisi ne sono cambiate di cose. Qualche testa è saltata (ancora poche), la paura e l'avversione a qualsiasi tipo di rischio è aumentata. L'Italia ha imparato a sue spese cosa sono i derivati, strumenti finanziari dai nomi esotici spacciati per corazze in grado di difendere gli investimenti dalle oscillazioni di mercato e che invece sono stati i responsabili del tracollo. All'inizio sembrava facile: con gli swap (lo scambio) sui tassi d'interesse (interest rate swap) due soggetti s'impegnavano a scambiarsi periodicamente flussi d'interessi maturati su un capitale. Un flusso è determinato da un tasso fisso e un altro da un tasso variabile (di solito Libor o Euribor). Fin qui tutto facile, poi si sono aggiunte clausole nuove e sempre più complicate. Gli strumenti sono diventati opachi e nessuno tra gli amministratori della cosa pubblica si è preoccupato di capire di cosa si stesse parlando. Fino allo scoppio della crisi, quando si è capito che il mercato invece di salire scendeva e che tutte le previsioni erano sballate. I responsabili degli enti locali che avevano sottoscritto a scatola chiusa strumenti derivati, poi per posticipare la data di rimborso dei finanziamenti ed evitare la trascrizione in bilancio di una perdita, procedevano alla rinegoziazione di vecchi contratti accompagnandoli a nuovi swap. A strumenti tossici aggiungevano altro veleno. E alla fine il coperchio è saltato. Non solo gli enti territoriali, anche Poste Italiane è nel mirino della procura. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, nuove nubi si profilano all'orizzonte. La grande banca d'affari Goldman Sachs è tornata a lucrare in Borsa, così come la Jp Morgan. Il prezzo del petrolio è di nuovo ai massimi. La colpa è di un broker esperto e navigato, che dal suo studiolo della Pvm Oil Associates, la più grande compagnia di brokerage petrolifero non quotata in Borsa, ha eseguito operazioni non autorizzate. E il risultato è l'impennata dell'oro nero. Tutto come prima.