Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Favero poggia sull'acqua

Fonte: L'Unione Sarda
9 ottobre 2018

SANT'ELIA. Le trecento famiglie del rione costrette a convivere con i disagi 

 

Basta un temporale e si allagano scantinati e garage  

 

Un pantano sotto il Favero, all'ombra dei grandi palazzoni grigi e fatiscenti innalzati quarant'anni fa a Sant'Elia. Piove e sono dolori. Piove a dirotto e quelle che stando alla toponomastica dovrebbero essere le tre piazze del rione intestate a Bernardo De Muro, Lao Silesu e Luigi Falchi, ma piazze non sono se non terreni dimenticati, diventano laghi d'acqua maleodorante. Perché a volte - è accaduto anche in questi giorni - nella melma finiscono anche i reflui fognari.
C'è un piano, per volere di Area (proprietaria degli edifici) e Comune, che non ammette alternative: ruspe. Secondo l'Agenzia regionale di edilizia abitativa i casermoini devono essere spazzati via. I problemi strutturali di questi blocchi di cemento venuti su tra il 1971 e il 1978 (case realizzate in assoluta economia) suggeriscono interventi radicali: radere al suolo il vecchio per sostituirlo con un complesso abitativo nuovo e ben più decoroso.
«Nel frattempo continuiamo a vivere male», sostengono i residenti, decisi a resistere non tanto alla demolizione (che vede d'accordo le circa trecento famiglie, il Comitato di quartiere e le diverse associazioni che operano nel sociale) quanto all'eventualità di non tornare mai più a Sant'Elia dopo l'inevitabile (e temporaneo) trasferimento di mille persone. Si chiami Favero o altro, chi abita qui vuole continuare a farlo un domani in case decisamente più dignitose.
Paola Pistis vive a Sant'Elia da una vita. Sotto il suo palazzo degrado e abbandono si toccano con mano. «E l'acqua mica ha invaso solo questa piazza, si è infilata sin dentro le case. Pensi che in casa di una ragazza, per colpa dell'ultimo nubifragio, si sono allagati cucina e salone e la pioggia ha danneggiato irrimediabilmente i mobili». Il racconto arriva dopo che ha donna ha cercato di evitare con fatica, per colpa del terreno sconnesso e dell'età, quelle pozze immense d'acqua e fango che costringono a interminabili gimkane.
«Qui è così da sempre, da moltissimi anni», avverte un altro residente del Favero, Luca Sanna. «La ghiaia che avevano sistemato per ricoprire questa piazza mai davvero realizzata è un ricordo. In estate c'è polvere, adesso dobbiamo fare i conti con l'acqua e il fango».
Non c'è pace, insomma, in quest'angolo di Sant'Elia racchiuso tra viale Salvatore Ferrara e via Schiavazzi. «Bastano due gocce e diventa tutto un vero pantano. Viverci è complicato, soprattutto per gli anziani che sono ormai tanti. L'altro giorno, come capita spessissimo se piove, raggiungere i garage è stato impossibile. Dentro i garage, poi, che hanno molti meno anni del resto del Favero, visto che sono stati realizzati sei anni fa da Area, saltano i tombini e tracima la fogna», spiega Piero Limbardi. «Sto riuscendo ad entrare nel mio garage solo oggi, ieri era completamente allagato e l'acqua lo aveva inondato», spiega il proprietario di un box che guarda verso il viale Ferrara.
Non sono una novità, al Favero, gli allagamenti. I mille residenti sono ormai assuefatti al disagio. Lo sopportano ma non vorrebbero mai abbandonarlo, il quartiere dove tantissimi di loro sono nati e altrettanti hanno messo su famiglia crescendo figli e accudendo, da anziani, schiere di nipoti. «Devono abbattere le nostre case? Bene, prima costruiscano qui l'alternativa. Ma che siano abitazioni questa volta umane, dignitose», avverte Gabriella Paderi del Comitato di quartiere. «Stiamo inseguendo da oltre un anno la verità sul nostro futuro, ascoltiamo parole e programmi ma di ufficiale non sappiamo ancora nulla. Il Comune ci rimanda ad Area e dall'Agenzia non riusciamo ad avere certezze. La nostra richiesta di un tavolo tecnico dove confrontarci è saltata. Il nostro messaggio è chiaro: i soldi disponibili vengano usati per costruire le nuove case a Sant'Elia». E magari, nel frattempo sistemino anche le piazze della vergogna».
Andrea Piras