Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, stop ai lavori

Fonte: La Nuova Sardegna
27 luglio 2009

SABATO, 25 LUGLIO 2009

Pagina 1 - Cagliari



Per la sovrintendenza architettonica è area mineraria





di Mauro Lissia
CAGLIARI. La battaglia legale su Tuvixeddu non è ancora finita: la sovrintendenza regionale ai beni architettonici e paesaggistici ha avviato una nuova procedura di vincolo per l’intera area del colle, dove la Nuova Iniziative Coimpresa del gruppo Cualbu lavora alla realizzazione di un grande complesso residenziale.
L’iniziativa del dirigente Gabriele Tola è legata alla presenza diffusa di attività di cava, che qualifica il sito come zona interessata da archeologia mineraria e di conseguenza tutelabile in base al codice Urbani. Una presenza evidente soprattutto per via del canyon scavato nei decenni passati per ricavarne materiale da costruzione, il famoso canyon in cui l’accordo di programma del 2000 prevede la costruzione di una strada d’accesso al quartiere, strada contestatissima da storici e ambientalisti.
Ma al di là del canyon, resti e segni significativi di attività mineraria sono stati trovati e ancora si trovano un po’ ovunque sull’area pubblica e in parte, secondo la sovrintendenza, anche in quella privata. Negli anni sono saltati fuori vecchi scavi, cunicoli, tracce inequivocabili di come Tuvixeddu sia stato utilizzato per un periodo storico imprecisato ma lunghissimo per ricavarne i materiali necessari a costruire le case dei cagliaritani. Quanto basta a giudizio del sovrintendente regionale Tola per qualificare il sito come area mineraria, disporre la sospensione di qualsiasi progetto in corso e valutare il da farsi. Con un obbiettivo finale: un grande parco archeologico, esteso fin oltre i confini angusti in cui l’accordo di programma firmato nove anni fa da Regione, Comune e costruttori l’hanno costretto. Quello che buona parte della città chiede da almeno quindici anni.
L’avvio della procedura - affidata a Francesco Peretti - sarà comunicato formalmente a tutti i proprietari delle aree, compreso il Comune. La comunicazione impone lo stop temporaneo a qualsiasi progetto in corso, quindi Coimpresa dovrà fermare le betoniere. Dopo di che gli uffici ministeriali avranno a disposizione 210 giorni per completare l’istruttoria, convocare le parti interessate, ricevere e valutare le osservazioni ed eventualmente emettere un provvedimento provvisorio di vincolo cui potrebbe seguire il decreto.
Fin qui le informazioni disponibili. Quanto avverrà nei prossimi giorni non è difficile da prevedere: un nuovo ricorso alla giustizia amministrativa da parte dei legali di Coimpresa, blindati dalla certezza - come le numerose sentenze hanno confermato - che l’impresa privata operi nella piena legittimità. Si profila comunque l’apertura dell’ennesimo confronto giudiziario, stavolta tra l’imprenditore e i rappresentanti regionali del ministero dei beni culturali. Non si tratta di una novità assoluta, perchè l’avvocatura dello Stato si era già schierata con l’amministrazione Soru davanti al Consiglio di Stato. Stavolta però l’iniziativa parte dalla sovrintendenza, che già nella gestione Martino aveva provato a bloccare gli ultimi due nullaosta comunali con un provvedimento poi annullato dal Tar.