Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«In nessuna nazione al mondo si danno ai privati i gioielli di casa»

Fonte: L'Unione Sarda
27 luglio 2009

L'intervista. Fabrizio Frongia, presidente del Consorzio Camù



«I dati? Non belli, certo, ma noi siamo sinceri, non bluffiamo». La premessa di Fabrizio Frongia, presidente del Consorzio Camù, è una dose di veleno. Rivolta a chi, non si sa.
Certo, i dati sulle presenze nei centri comunali d'arte sono inequivocabilmente bassi. Da fallimento, se si trattasse di aziende private. Ma questa è cultura ed i numeri, qui, contano poco. «In questa città il sostegno all'assessorato alla cultura non c'è più. Si continua a tagliare e con queste risorse assicurare continuità di programmazione è difficile. L'anno scorso», spiega Frongia, «nello stesso periodo abbiamo avuto tre mostre importanti, la Zoologia fantastica e Pinocchio & Co. Burattini e giocattoli al Castello, che da sola ha garantito 6000 spettatori su oltre 8000. Era un periodo ottimale per le scuole, che ci hanno premiati. Quest'anno anche a causa dei tagli siamo partiti in ritardo ed alcune esposizioni sono state inaugurate da poche settimane. Stileremo un bilancio più veritiero a settembre. Ma è chiaro che la crisi c'è e che con i tagli non possiamo nemmeno promuovere le mostre. E meno male che c'è la Karalis card che sta funzionando bene (500 carte vendute contro le 150 del 2008). Di sicuro», commenta il numero uno di Camù, «se va a buon fine questo esperimento sarà l'unico del pianeta. Non c'è luogo culturale al mondo dove il privato assicuri servizi pubblici».
«PARTECIPEREMO ALLA GARA» «Ciononostante abbiamo partecipato alla gara del Comune, in associazione con altri operatori. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità nei confronti dei nostri 40 dipendenti. Abbiamo cercato di farla con le pochissime informazioni contenute nell'avviso ed abbiamo presentato un progetto composito con una nostra visione di quello che si potrebbe fare, soprattutto specializzando e differenziando i centri. È chiaro che è difficile fare proposte senza sapere che centro gestiremo: la Passeggiata si presta a certe attività il Castello ad altre. Per questo», conclude Frongia, «abbiamo ipotizzato tre tipologie di spazi. Una cosa è certa: anche la nostra proposta sarà una svolta rispetto alla situazione attuale. Ma non faremo matrimoni e battesimi perché quella non è cultura, è impresa, dunque cambia la logica. La cultura diventa secondaria, un'attività a latere».
«Dico sì ai servizi aggiuntivi ma devono rappresentare al massimo il 30 per cento delle attività, ed è certo che facendo meno attività culturali dovremmo ridurre gli occupati almeno della metà». (f. ma.)

26/07/2009