Rassegna Stampa

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Stampace, commercianti in crisi: per loro poche luci e troppe ombre

Fonte: web Vistanet Cagliari
13 settembre 2018


Stampace, commercianti in crisi: per loro poche luci e troppe ombre
A Stampace le piccole attività di quartiere soffrono il calo delle vendite. Tra la crisi, la pedonalizzazione e la micri-criminalità una parte degli esercenti grida la propria disperazione.

 
A Stampace il commercio va giù, almeno per qualcuno dello storico quartiere cagliaritano. Una situazione quasi a due facce per il rione. Da una parte infatti c’è chi, bene o male, sorride, beandosi del via vai turistico e dei tavolini sempre occupati, dall’altra invece c’è chi soffoca strangolato dalla crisi delle vendite. E nella peggiore delle prospettive, la conclusione è quella della serranda abbassata. Ci va pesante nel giudizio Antonello Lai, fiero rappresentante stampacino del piccolo commercio “sotto casa”, con la sua bottega di alimentari nella via Azuni  “da Gianna e Lello”, che in una parola riassume tutta la sua opinione: «Fallimento. Con la chiusura dell’ospedale militare, le molte strade che non possono essere percorse in macchina e i grossi centri commerciali il commercio qui non va. In questa zona già sei attività hanno chiuso». Inutile poi cercare aiuto nel turismo per “consolare” una cassa che piange sempre più: «I crocieristi? Lasciamo perdere. In nave c’è già tutto, che ci vengono a fare qui?». Parere secco anche per quanto riguarda la possibile chiusura domenicale dei centri commerciali , che in qualche modo farebbe respirare le piccole attività: « Non servono, tanto spesso le persone ci vanno a prendersi il fresco d’estate e il caldo d’inverno».

La crisi, che morde il portafoglio degli italiani e dei sardi, e la concorrenza spietata dei grossi punti vendita uccidono il commercio di quartiere, ma non sono i soli fattori contro cui gli esercenti puntano il dito. Elisabetta Bolla, un pezzo di storia plurisecolare con il suo negozio di giocattoli nel corso Vittorio Emanuele II, non ha dubbi: «Il commercio qui è in calo. Sì, vendo, ma la pedonalizzazione di questa zona mi ha fatto perdere una fetta di clienti. Prima la gente veniva e si faceva un giro nel locale, ora mi telefona e chiede direttamente se ho un prodotto. Se non ce l’ho, qui non viene». E la chiusura domenicale?: «La domenica è sacra, la gente va in settimana a fare la spesa e i turisti non vanno al centro commerciale perché ci sono i ristoranti. Così come è inutile tenere aperto all’ora di pranzo qui al centro. Per questa zona servirebbe una navetta che porti la gente nelle vie dello shopping, da una parte all’altra della città. Il ‘ritorno’ della linea 1 così com’è serve a poco».

Eppure, la sua collega, la signora D’Amico de “L’Orso Babà”, altro “paradiso” per bambini e amanti dei balocchi sempre nel Corso, sembra soddisfatta: «A noi la pedonalizzazione ci ha aiutato parecchio. Di fronte al negozio ci sono sempre tanti bambini. Ma forse è la zona, vicino a piazza Yenne, che dà una mano».

Nella parte bassa del rione, a soffrire il calo delle vendite anche la signora Paola di Non Solo Tessuti, nella piazza del Carmine, che punta il dito contro un altro “colpevole”: «Qui c’è tanta criminalità e la piazza è abbandonata a sé stessa. I delinquenti si azzuffano e fanno risse. E la gente non viene più perché ha paura». Linea più morbida sul lavoro domenicale: «Lo decidano i negozianti sulla base delle loro possibilità».

Anche Fedele Usai della Caffetteria del Carmine, tra via Sassari e la piazza “abbandonata”, non si tira indietro e ha da dire la sua: «Questa zona ha tante potenzialità ma purtroppo si è abbandonati all’incuria. Addirittura vicino c’è una toilette pubblica all’aria aperta. Chiusura domenicale? Noi lo facciamo e penso che a molta gente farebbe piacere passare la domenica con la propria famiglia».