Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Arte L'installazione “Rosa, Rosae, Rosae”, legata a “I Santissimi”, all'Exma di Cagliari Ammassi di

Fonte: L'Unione Sarda
24 agosto 2018

Arte L'installazione “Rosa, Rosae, Rosae”, legata a “I Santissimi”, all'Exma di Cagliari Ammassi di carne straripanti
per dirci come tutto cambia 

« U n uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre... ma non può contenere la primavera», diceva Mahatma Gandhi. Non può, insomma, fermare quel processo di trasformazione inarrestabile che travolge ogni cosa e che si chiama vita. Un tempo, per esempio, l'Exma di Cagliari era un mattatoio, scorreva il sangue e risuonavano le grida degli animali uccisi, oggi è un luogo di cultura, e le voci sono perlopiù umane. Incontenibile, la vita è come quegli ammassi di carne che straripano dalle aperture della facciata, spaccano le assi di legno, che invano cercano di trattenerli, e rammentano ai passanti di via Sonnino, che i trapassi sono la sostanza di ogni cosa che c'è.
Il passaggio da uno status all'altro è, a dire il vero, il filo rosso della mostra “Santissimi”, fino al 16 settembre nel centro comunale d'arte, che si è arricchita di una nuova installazione, intitolata “Rosa, Rosae, Rosae” (e per accompagnamento, la citazione del leader politico indiano). Anch'essa, come le altre opere dell'esposizione, realizzata da Sara Renzetti e Antonello Serra, i Santissimi, appunto, assai noti nel panorama artistico nazionale e internazionale.
Un'installazione, come spiega Simona Campus, direttrice dell'Exma e curatrice della mostra, ispirata alla storia e all'identità dell'edificio: «dapprima luogo di morte, poi di vita, secondo una metamorfosi avvenuta grazie all'arte, e alla forza dirompente della cultura, che riesce a immaginare altri modi possibili di essere».
“Rosa, Rosae, Rosae” si inserisce nella mostra allestita nella Sala delle Volte, legandosi a un'altra opera, “Mom”, un enorme cumulo di silicone (il materiale usato con perizia dagli artisti), anch'essa ammasso di materia priva di forma, appesa a un'enorme corda, in una stretta che può uccidere ogni tentativo di acquistare una propria fisionomia. Nucleo compresso di materia ed energia, l'opera è fine e principio di una duplice ricerca che i Santissimi, il cui laboratorio è a Barumini, svolgono da oltre una decina d'anni. La prima, intorno al corpo umano e alle sue molteplici manifestazioni, ritratto nei suoi continui cambiamenti, illustrata attraverso i corpi deformi e i volti colti nel momento della morte, presenti in mostra; la seconda, più recente, sull'origine della vita e della materia, rappresentata da “Mom” e da “Rosa, Rosae, Rosae”, che ancora non è corpo, ancora non ha forma, ma sarà ciò che l'ambiente, la tradizione, le convinzioni umane gli permetteranno di essere.
«Snodo di questa lunga riflessione, spiega Simona Campus, è la scultura ambrata, accasciata su un piedistallo e con una forma indefinita - ha una gamba e quattro braccia- simbolo delle migrazioni odierne, altri esempi di passaggi, che ogni giorno ci interrogano sul significato che vogliamo dare alla parola umanità».
“Èpave” è un corpo abbandonato a sé stesso, mutilato, la somma di tanti corpi, un corpo collettivo; la somma di tutti i corpi che muoiono nel Mediterraneo. Immagina di essere me, questo e nient'altro, ci chiede.
Franca Rita Porcu