Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ondata di calore, città senza piano afa

Fonte: L'Unione Sarda
23 luglio 2009

Pronto soccorso e case per anziani: ecco cosa fanno Comune e Asl in caso di allarme rosso per le alte temperature
Prevenzione: manca l'anagrafe delle persone a rischio

Nell'Isola torna il grande caldo. Cagliari è fra le città che non si sono dotate di un piano afa. Ma fa parte della rete della Protezione civile.
E alla fine eccola, la quarta ondata di calore: da oggi, in Sardegna, spira lo scirocco, le temperature si arroventeranno, e domani in alcune zone centrali dell'Isola i meteorologi annunciano picchi di 42 gradi. Cagliari, stando alle previsioni dell'Arpas (l'ex Servizio agrometeorologico della Sardegna), con 31 gradi di massima, oggi sarà la città più fresca (a Olbia e Oristano si annunciano 40 gradi). Domani si salirà a 34 gradi.
PIANI PER L'AFA Poteva andare peggio. E in fondo c'è poco da stupirsi del caldo: siamo d'estate, no? La notizia, semmai, è un'altra: Cagliari fa parte di quella metà di Comuni italiani che non si è ancora dotata di un piano d'emergenza per l'afa. Previsti dall'allora ministro della Salute Girolamo Sirchia nel 2003, dopo un'estate che provocò 15mila morti in Francia e settemila in Italia, i piani afa sono essenzialmente delle “anagrafi delle fragilità”, cioè un elenco degli anziani a rischio costruito incrociando dati diversi: età, numero di ricoveri in ospedale, livello di reddito e condizione familiare, facendo attenzione soprattutto a chi vive da solo e resta solo nelle città deserte per le vacanze.
L'ESEMPIO DI MILANO Nel Sud Italia, le anagrafi particolarmente non esistono. Al Nord sono stati più bravi. A Milano, per esempio, sono stati censiti quattromila “anziani fragili”, che nei giorni di gran caldo vengono contattati dai 154 “custodi sociali” (dipendenti comunali) per verificare che sia tutto a posto. I 1.500 anziani più a rischio ricevono anche i pasti a domicilio.
LA RETE HHWW A Cagliari, tuttavia, qualcosa s'è fatto. La città fa parte della rete Hhww della Protezione civile, insieme ad altri 26 capoluoghi regionali o provinciali. «Si tratta - spiega l'ingegner Luciano Loi, responsabile dei Servizi tecnologici, autoparco e Protezione civile del Comune - del “Sistema nazionale di sorveglianza, previsione e di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione”: da maggio a settembre, all'ufficio di Protezione civile di ciascuna amministrazione arrivano, con 72 ore di anticipo, i bollettini con eventuali segnalazioni su condizioni ambientali a rischio per la salute e con impatto sulla mortalità».
ALLARME ROSSO E in caso di allarme rosso? «Da un lato allertiamo le nostre case per anziani - spiega Anna Maria Pes, funzionario comunale della Protezione civile - e dall'altro inoltriamo il bollettino col codice rosso alla Asl che avvisa le Residenze sanitarie assistite e i pronto soccorso».
OSPEDALI A quel punto, i pronto soccorso si preparano ad affrontare situazioni critiche. «Se arriva un paziente in condizioni di disidratazione - ipotizza Francesco Pia, responsabile del pronto soccorso del Santissima Trinità - un anziano magari allettato, o che ha avuto un ictus, che magari vive in una casa priva di condizionatore, non autosufficiente, con difficoltà a bere o urinare, innanzitutto lo teniamo in osservazione breve e lo idratiamo, quindi valutiamo il contesto familiare, ci mettiamo in contatto col medico di base e concordiamo con lui un programma terapeutico. Il principio è di trovare, ove possibile, alternative al ricovero: è possibile attivare l'Adi, il servizio di Assistenza domiciliare integrata dell'Asl. Insieme agli assistenti sociali o ai gruppi Caritas, nei termini di legge c'è la possibilità di intervenire a domicilio, a supporto della famiglia».
MARCO NOCE

23/07/2009