Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I sindaci vanno alla guerra: «Costretti a ridurre i servizi»

Fonte: L'Unione Sarda
30 luglio 2018

Oggi a Ghilarza la mobilitazione per chiedere lo stop dei tagli alle entrate

 

 

 

«I soldi per aiutare la gente a pagare affitti e bollette ci durano sette mesi poi non ne abbiamo più. Per il turismo e lo sport dieci anni fa avevamo 100mila euro oggi ne abbiamo mille, non abbiamo fondi per riparare e asfaltare le strade né per il verde. In più lo Stato si prende i soldi delle attività produttive, sia quelli che incassiamo che quelli che i cittadini non pagano. E la gente si lamenta, pensa che sia sempre colpa nostra».
TRE MILIARDI IN MENO Massimo Cannas, sindaco di Tortolì, prova a spiegare che cosa significa per i Comuni avere 300 milioni di euro in meno all'anno da dieci anni. Tre miliardi che c'erano e non ci sono più. E così i sindaci riescono a pagare gli stipendi, le utenze e poco altro. Programmare è diventato impossibile, il termine liquidità è uscito dal loro vocabolario. Ci sarebbero i fondi regionali e quelli comunitari, fondamentali per sopravvivere in alcuni settori, ma spesso non si riesce nemmeno a partecipare ai bandi. «Sa perché? Perché ci mancano i soldi per cofinanziare gli interventi e dunque siamo costretti a rinunciare. Siamo riusciti a partecipare al bando Iscol@ perché ci siamo venduti un immobile, altrimenti non avremmo avuto i soldi per la progettazione», spiega Cannas.
RIUNIONE A GHILARZA Quella dei sindaci è una trincea vera. E infatti la mobilitazione di oggi a Ghilarza, voluta da Associazione dei Comuni, Consiglio delle autonomie locali e dai presidenti della commissione Autonomia e Bilancio del Consiglio regionale non è «una manifestazione contro ma per», come ha spiegato il sindaco di Bortigiadas e presidente dell'Anci Emiliano Deiana. Lo ha chiarito per sgomberare il campo dalle polemiche di chi pensa che contro i governi amici i sindaci siano stati teneri e oggi picchiano duro perché nelle stanze dei bottoni ci sono Movimento 5 Stelle e Lega.
PRELIEVO FORZOSO Marco Falchi, sindaco di Muravera, potrebbe godere del fatto che il suo è un Comune costiero e incassa tanti soldi deal'Imu delle seconde case oltreché la tassa di soggiorno. «Peccato che sull'Imu, tra prelievo forzoso e fondo di solidarietà, lo Stato ci porti via il 60% di ciò che incassiamo». Significa, calcolatrice alla mano, che di 2,7 milioni ne resta poco più di uno. Per tacere dei problemi di personale: «All'ufficio tributi ho una persona anziché quattro, ho solo tre vigili che devono bastare per il paese e per le località costiere. Se ogni quattro persone che vanno in pensione ne posso sostituire solo una come faccio?». Anche a Muravera è difficile partecipare ai bandi, causa carenza di dipendenti che se ne occupino. «Senza personale a sufficienza non riusciamo a rispettare i tempi e a spendere i soldi entro le scadenze stabilite. Così quei soldi vanno in avanzo ma non possiamo più spenderli perché ce lo impone il bilancio armonizzato».
QUARTU IN DIFFICOLTÀ E se si parla di personale il sindaco di Quartu Stefano Delunas, gioca facile: «Su 12 dirigenti ne ho cinque e sono, ho tre assistenti sociali su dieci e potrei proseguire». Per avere un'idea di quanti problemi abbia la terza città più popolosa dell'Isola basta passarci in macchina: strade che neanche Kabul, voragini che non vengono coperte per mesi con rischi concreti soprattutto per gli scooteristi. Certo, Quartu ha un problema gigantesco di evasione fiscale perché pochi pagano i tributi comunali. E si trascina da anni un serio disavanzo nei conti. Così la somma di tagli statali, evasione, disavanzo e vincoli di bilancio produce un risultato devastante. «Anche sui servizi sociali ho 700mila euro in meno di quelli che mi servono e sono costretto a trovarli da altri capitoli e, dunque, a tagliare altri servizi, come quello dell'assistenza domiciliare ai minori a rischio», aggiunge Delunas.
GLI ESPROPRI E I BILANCI Poi c'è il problema dei contenziosi nati dagli espropri. A Nuoro è così serio da rischiare di mandare il Comune in default, a Quartu è solo un po' meno pesante.
Marisa Careddu, sindaca di Luras al terzo mandato, ha un'esperienza abbastanza lunga da poter raffrontare la situazione attuale e quella di dieci anni fa. «Noi sindaci siamo diventati degli equilibristi ma anche se amministriamo in modo oculato non possiamo spendere i soldi. Così d'estate non ho denaro per fare la prevenzione degli incendi e d'inverno per la prevenzioen del rischio idrogeologico. I cittadini quando hanno un problema cercano noi e non che cosa diciamo?».
«Siamo in trincea ma non abbiamo armi e ci difendiamo con le mani nonostante ci attacchino con le armi», è la metafora di Stefano Delunas. «Ma se crolliamo noi si rischia l'anarchia. È il far west di cui parlava pochi giorni fa Mattarella».
Fabio Manca