Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Palazzi a pezzi: balconi bendati Ristrutturare costa caro e in molti ricorrono alla soluzione low co

Fonte: L'Unione Sarda
9 luglio 2018

Soprintendenza e Comune potrebbero obbligare i proprietari a completare i lavori in facciata

Palazzi a pezzi: balconi bendati Ristrutturare costa caro e in molti ricorrono alla soluzione low cost 

Incerottati per questioni di sicurezza. In alcuni palazzi del centro negli ultimi tempi sono comparse delle reti colorate, alternativa low cost alla manutenzione necessaria per evitare che i calcinacci piovano sopra la testa di pedoni o sulle auto in sosta. Non tutti i bendaggi, però, sono uguali e non tutte le aree rispondono alle stesse regole. Nel centro storico o nelle zone sottoposte a vincolo infatti, la Soprintendenza ai beni culturali può intervenire con un'ingiunzione di decoro e obbligare i proprietari a completare il ripristino. Paolo Margaritella è il funzionario che si occupa delle aree al di fuori del centro storico. «In molti casi parliamo di palazzi costruiti nel dopoguerra ed è normale che i balconi in alcuni punti cedano, ma noi possiamo intervenire solo nelle aree sottoposte a vincolo». Nel resto della città invece potrebbe toccare al Comune chiedere la rimozione delle reti e il completamento di un intervento efficace. Dal Municipio però fanno sapere di non avere competenza sulle decisioni che riguardano i privati e che sono strettamente legate a questioni condominiali. Qualche anno fa il Comune, forte di una legge regionale, aveva tuttavia pubblicato un bando per agevolare i lavori di rifacimento delle facciate nel centro storico. Oltre due milioni e trecentomila euro erano stati stanziati a favore della causa. Il provvedimento però non ha inciso sulle altre zone della città dove i lavori sono rimasti totalmente a carico dei proprietari.
LIMITARE I DANNI C'è chi usa i bendaggi in via temporanea in attesa di rifare la facciata e chi, per mancanza di fondi, intende lasciarle a tempo indeterminato. In un condominio di via Sonnino, per esempio, la rete è servita a interrompere una reazione a catena che ha fatto lievitare in un lampo i costi per il condominio. «Avevamo già eseguito la messa in sicurezza, ma un pezzetto di cornicione di pochi centimetri è caduto danneggiando un'auto in sosta. Nulla di grave, l'assicurazione avrebbe risarcito tutto. Ma l'intervento dei vigili del fuoco ha determinato la segnalazione al Comune che ci ha intimato una nuova messa in sicurezza e nel frattempo ha isolato l'area con le transenne, addebitando l'occupazione del suolo pubblico al condominio per migliaia di euro. Per evitare altri problemi abbiamo usato la rete, ma solo in attesa che ci diano le autorizzazioni per i lavori», spiega Luigi Figari, amministratore del condominio. Quella che è appena andata in archivio, in realtà, è stata una stagione eccezionale. Le piogge abbondanti hanno provocato infiltrazioni e messo a dura prova i palazzi più vecchi. Anche la sede della Camera di commercio ha fatto le spese di una manutenzione evidentemente insufficiente. Diverse settimane fa alcuni pezzi del cornicione sono caduti sul marciapiede: l'area è transennata ma i lavori di ristrutturazione non sono ancora cominciati.
CONTI IN TASCA Fondamentale è dunque il fattore economico determinato dal tipo di intervento e dalle condizioni in cui sarà necessario aprire il cantiere. In linea generale bisogna mettere in conto il costo del ponteggio o del cestello da utilizzare per la rimozione del calcestruzzo ormai vecchio intorno alle travi di ferro. A questo si aggiungono i costi per il ripristino della facciata e l'occupazione del suolo pubblico. La procedura non è per nulla snella. Nel caso in cui i lavori riguardino un condominio è necessaria un'assemblea che decida di procedere alla ristrutturazione e, almeno un'altra durante la quale esaminare i preventivi delle ditte e conferire l'incarico che costerà diverse migliaia di euro a ciascuna famiglia. Per questo spesso le reti provvisorie sembrano destinate all'eternità.
M. C.