Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sastri, tutto su mia madre

Fonte: L'Unione Sarda
15 luglio 2009


L'attrice racconta lo spettacolo in scena stasera al Lazzaretto

Sono stata prima attrice e poi spettatrice. Non avrei potuto essere altro che un'attrice». La scena come un destino, il teatro come missione. Di lei Nanni Loy ha detto che è “Un po' come la Magnani, sempre scontenta e autocritica e dotata di una grande sensibilità”, lei parla dell'odore dei legni, dei drappi pesanti e della polvere del palcoscenico amato come un figlio, un amante, un padre, un maestro. Quel palcoscenico che, come diceva Eduardo, “la rende ancora più bella”. Lina Sastri a Cagliari stasera e domani (alle 21,30) al Lazzaretto di Sant'Elia con la pièce La casa di Ninetta , di cui è autrice, per la regia di Emanuela Giordano e la scenografia di Andrea Nelson Cecchini. Inserita all'interno della “Notte dei Poeti”, per Lina Sastri è un ritorno alla rassegna organizzata dal Cedac. «Mi spiace - dice - che lo scenario magico di Nora non sia agibile ma mi dicono che è molto bello anche il Borgo».
Com'è interpretare se stessi?
«Lo faccio con un lieve imbarazzo, con cautela, con delicatezza. Questa di Cagliari, dopo il debutto di Asti e di Napoli, è la terza messa in scena. Scrivere un testo e dirlo sono due cose molto diverse, specie se il racconto è così personale e biografico. È accaduto tutto in maniera naturale e non so quali sviluppi futuri ci saranno. Il testo ha una vita propria: ho scritto il racconto circa 3 anni fa dopo la morte di mia madre e poi è finito in un cassetto. Per un caso è stato pubblicato e si è deciso di portarlo in scena».
Perché l'ha scritto?
«È nato tutto in tre soli giorni. È stata una necessità, un atto d'amore per mia madre che è morta ma non è mai andata via».
Che donna era?
«Straordinaria, non è stata sconfitta neppure dall'Alzaimher».
Cosa racconta in scena?
«Parlo di lei, della famiglia, della vecchiaia, della malattia. Ogni tanto anche di me. E' quasi una saga familiare. Ma non c'è malinconia, c'è leggerezza e bellezza: si sente la registrazione di mia madre che canta in casa, così senza musica».
Ma la gente torna a teatro?
«Non è mai andata via. Ho fatto una stagione con Filumena Marturano e si mandava via la gente per mancanza di posti. Dipende da quello che si fa. Le persone hanno bisogno del teatro, di essere confortata dai testi e dalle rappresentazioni. Il mondo della cultura è talmente confuso che si cerca la verità».
Però è snobbato dai grandi media.
«Perché prima la Tv aveva più contiguità col teatro, oggi no. Poi non ci sono sponsor, né la possibilità di piazzare degli spot. Qualcosa c'è ancora ma sarebbe bene inserire nei palinsesti almeno una sera di teatro, per chi non ci può andare. Il teatro in Tv però è monco, piatto, a due sole dimensioni: la scena vera è tridimensionale, fatta di odori, di polvere, di sensazioni diverse e altre da quelle solo visive».
GIUSEPPE CADEDDU

15/07/2009