Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Le famiglie? Il fondamento dell'evoluzione culturale»

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2018

Leggendo Metropolitano Parla il grande filosofo Daniel C. Dennett oggi a Cagliari

 

 

 

S e l'accostamento non contrastasse con le teorie di cui è sostenitore, la barba lunga e il bastone nodoso che accompagna i suoi passi potrebbero evocare l'iconografia dei patriarchi biblici. O quella del Dio della creazione di cui nega l'esistenza. Più immediato il richiamo al ritratto di Darwin, sulle cui teorie evoluzionistiche Daniel C. Dennett (Boston, 1942) fonda il suo pensiero. Tra i più autorevoli filosofi statunitensi, condirettore del Centro di studi cognitivi della Tufts University (Massachusetts), sarà stasera a Cagliari (19.30, Teatro Civico di Castello) per l'anteprima di Leggendo Metropolitano. La sua lectio magistralis, ispirata al tema del festival “Tengo famiglia”, risponderà al quesito: “I valori della famiglia sono in estinzione”?
In una società permeata dal cattolicesimo, la famiglia suggerisce modelli che la sua dottrina demolisce. Muovendo dalla critica a Cartesio, lei nega il dualismo tra mente e cervello, tra spirito o coscienza (res cogitans) e corpo (res extensa).
«Cartesio era un grande filosofo e scienziato. Ha commesso però un errore riverberatosi per secoli. Da 50 anni cerco di spiegarne l'origine, dimostrando che non esiste una res cogitans, ma meccanismi che governano la mente».
Per lei la mente funziona dunque come una macchina o un computer?
«Giulio Giorello sul Corriere della sera sintetizzò così il mio pensiero: “Sì, abbiamo un'anima, ma fatta di tanti piccoli robot”. Ogni cellula cerebrale, neurone e sinapsi lavora in maniera non consapevole per comporre una mente conscia che non è entità esterna, distinta dal corpo, ma materia, prodotto di un'interazione che obbedisce a principi scientifici. La mente in definitiva coincide col cervello».
Procedendo da questa considerazione, in cosa differisce il pensiero degli uomini da quello degli animali? Cosa distingue un termitaio dalla Sagrada familia, esempio del suo libro “Dai batteri a Bach. Come si evolve la mente”?
«Si tratta di due artifici simili, ma Gaudì è capace di guidare la propria creazione, realizzando un progetto dettagliato. Le termiti, invece, svolgono un piano che non è frutto di pensiero e non collaborano alla sua esecuzione in modo consapevole».
La differenza risiede quindi nel processo culturale alla base del design?
«È così. La cultura non è il frutto di un Big Bang, ma di un processo durato millenni. Di una stratificazione di competenze di cui l'uomo può disporre, gli animali no. Vale anche per la genesi del linguaggio. Da principio inconsapevole, deve il suo sviluppo a un processo darwiniano».
Anche la famiglia è un processo culturale.
«Le famiglie umane sono il fondamento dell'evoluzione culturale. Nonostante alcuni studi documentino strutture simili in altre specie animali, l'uomo è l'unico essere che sviluppa legami profondi e di sostegno reciproco. Mutato nel corso dei secoli, l'istituto continua a cambiare. Lo Stato che sottopone a esame chi intenda adottare un bambino (ma paradossalmente si astiene da verifiche per i genitori naturali) o impone alla famiglia l'obbligo dell'educazione dei propri figli, interviene nel progresso».
Pur imperfetta, la famiglia resta istituzione fondamentale per l'evoluzione della specie o è convenzione inutile?
«In linea di principio la società potrebbe farne a meno. Non credo nessuno lo voglia, tuttavia».
Forse perché la famiglia è pensata come depositaria di valori etici, culla di sentimenti. Ma se l'uomo è materia e lo spirito non gli sopravvive, ha senso affannarsi nella ricerca della felicità? Se non c'è prospettiva oltre la morte, perché ispirare la propria vita a principi morali?
«Mi meraviglio quando le persone pensano a premi ultraterreni. Prometterli è mancanza di rispetto. Vivere bene è la nostra ricompensa».
Godere della bellezza è un modo per vivere bene. Alla prima volta in Sardegna, ha trascorso pochi giorni a Costa Rei. Chi nega ciò che trascende la razionalità, come guarda il mare e lo spettacolo della natura?
«Le emozioni sono effetti fisici. Dovremmo chiederci perché proviamo apprezzamento di fronte alla bellezza (o magari anche perché ridiamo) e se c'è un significato evoluzionista nel godimento che ne deriva. Di certo quel piacere aiuta a vivere meglio».
Manuela Arca