Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Migranti, don Marco Lai: «La caccia al voto è finita, il Viminale dovrà gestire la realtà»

Fonte: La Nuova Sardegna
6 giugno 2018

 

Migranti, don Marco Lai: «La caccia al voto è finita, il Viminale dovrà gestire la realtà»
Il direttore della Caritas sarda dice, tra l'altro, che il realismo politico dovrebbe convincere il neo ministro Salvini che il rientro coatto degli immigrati è praticamente impossibile

«Matteo Salvini non ha molti spazi di manovra: dare una casa a sinti e rom o costringerli a un esodo biblico; normare il fenomeno o andare in strada con l'accalappiacani per chiudere gli immigrati nei centri di controllo. Il nuovo ministro degli Interni deve capire che la campagna elettorale è finita e affrontare la realtà nel segno della giustizia e della democrazia». A don Marco Lai, direttore della Caritas regionale, non mancano vis polemica e parole forti. Aspetta Salvini alla prova dei fatti. Spera, ed è convinto, che la fine della stagione degli annunci elettorali, per qualche migliaia di voti in più, costringerà il nuovo inquilino del Viminale a parlare alla testa e non alla pancia degli italiani.

«Il realismo politico - dice il sacerdote - dovrebbe convincere il leader leghista che se non dà una casa ai nomadi deve conservarne i campi. E il rientro coatto degli immigrati è praticamente impossibile».Don Marco Lai, 62 anni, da quasi 20 alla guida della Caritas cagliaritana, da tre di quella sarda, alle prese con l'emergenza profughi e l'immigrazione fin dai primi anni '90 del secolo scorso. Parroco della borgata di Santa Margherita di Pula, organizza la mobilitazione delle coscienze inizialmente per portare, di persona, camion di viveri e medicinali agli abitanti di Mostar; successivamente per creare una rete di solidarietà per accogliere decine di famiglie di profughi bosniaci nel sud Sardegna. Finita la guerra nella ex Jugoslavia, nomadi ed extracomunitari diventano i destinatari dell'impegno di don Lai nella Caritas.

«Nulla di nuovo nelle parole di Salvini. L'ex ministro Minniti - dice don Marco - ha preso iniziative per impedire il diritto alla mobilità, creare una serie di filtri e colli di bottiglia agli immigrati e programmare in ogni regione centri di controllo, che in Sardegna sarà a Macomer». I viaggi della disperazione da Algeria e Tunisia sono, infatti, monitorati. «Forse l'intervento del ministro leghista bloccherà quelli dalla Libia», dove la situazione è sempre molto grave.

«Salvini è atteso da una grande sfida: rimpatri coatti e forzati oppure governo razionale dell'esodo migratorio. La prima opzione - dice il direttore della Caritas - costerebbe all'Italia un sforzo organizzativo notevole e tante risorse. La seconda, l'accettazione degli immigrati, la formazione, l'inserimento, il lavoro in quei mestieri che gli italiani hanno abbandonato. Un processo di integrazione che solo in Sardegna ha creato 1000 posti di lavoro. Quindi normare il fenomeno. La "Bossi-Fini", espressa da una parte politica molto vicina al ministro Salvini, attraverso il lasciapassare del lavoro a tempo determinato, ha regolato gli arrivi degli immigrati, ma non li ha evitati».

Per don Marco Lai l'azione del nuovo titolare del Viminale troverà molti ostacoli: «Il più grande è la domanda di lavoro che proviene dalle aziende, anche del Nord Italia in cerca di manodopera. Braccia per raccogliere mele nel Trentino, pomodori e arance in Puglia e Campania e vendere gadget artigianali nelle città turistiche». Il direttore della Caritas guarda anche alla Sardegna: «Un tempo avevamo 110 mila ettari coltivati a grano di grande qualità. Adesso solo poche decine di ettari. Scontiamo lo spopolamento delle zone interne e la fuga dalle campagne. Gli immigrati potrebbero aiutarci a migliorare i consumi e far crescere il nostro Pil». Il vero problema è culturale, credere che ci sia correlazione tra immigrazione e sicurezza, quindi una strumentalizzazione xenofoba e razzista dell'immigrazione. «Togliere dalle strade sinti e rom, ruspare i loro campi - aggiunge don Marco - può solo significare che lo stato destinerà ai nomadi una casa. Se Salvini ha le risorse per farlo non può che essere aiutato in questo progetto».

 

una raccomandazione del direttore Caritas al ministro degli Interni: il futuro dell'Italia e del mondo guarda verso l'Africa: «Un antieuropeista con riserva come Salvini dovrebbe proporre di spostare il baricentro dell'Ue nel Mediterraneo, dove si trova la frontiera del futuro sviluppo»