Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un fallimento di Stato Mancati pagamenti, in crisi decine di imprese

Fonte: L'Unione Sarda
1 giugno 2018

Vincono gli appalti e spendono ma gli enti pubblici rimborsano tardi

Un fallimento di Stato Mancati pagamenti, in crisi decine di imprese 

Le imprese vincono gli appalti, anticipano le spese, svolgono i lavori e poi gli enti pubblici che hanno bandito le gare pagano con ritardi esorbitanti. Così le aziende non possono onorare stipendi, contributi e tasse e alla lunga crollano. Quel che è accaduto due settimane fa all'imprenditore lombardo Sergio Bramini, sfrattato per metterne l'abitazione in vendita dopo il crac dell'attività (pur vantando crediti per 4 milioni di euro verso lo Stato), è indicativo della situazione, e anche in Sardegna i problemi non mancano. Sono decine le aziende in difficoltà, e in un recente passato hanno avuto grande eco i casi di San Giovanni Suergiu, Cortoghiana, Masainas, Arborea e la “rivolta” delle partite Iva contro la messa all'asta delle abitazioni disposta per debiti non onorati.

I NUMERI Se a livello nazionale nel 2017 la somma dovuta ai fornitori dalla pubblica amministrazione ammontava a 31 miliardi, a Cagliari e provincia nell'ultimo anno la Confapi (associazione che raggruppa 300 piccole e medie imprese nell'Isola, 180 nel capoluogo e dintorni) ha aperto 30 pratiche per ritardi nei versamenti da parte degli enti pubblici. «Ma ognuna delle aziende affiliate ha avuto almeno una volta un problema di questo tipo», spiega il presidente regionale Giorgio Delpiano, «e una decina ha dovuto chiudere». Dipendenti senza più un lavoro e titolari sul lastrico, con il fiato di Equitalia e Procura sul collo.

RESPONSABILITÀ Colpa degli enti pubblici, «soprattutto dei Comuni», che sarebbero «lentissimi» nel liquidare il dovuto. Il Municipio cagliaritano paga nei tempi ma «tarda nella consegna e stipula dei contratti, che arrivano anche un anno dopo la gara». Abbanoa «sborsa con fortissimo ritardo, fino a sei mesi», anche se «qualcosa sta cambiando». La Asl non è da meno e del resto «i ritardi maggiori riguardano proprio il settore sanitario», aggiunge Francesco Porcu della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato. Eppure la normativa è precisa: la “Pa” che affida un appalto deve pagare i lavori entro 30/60 giorni. Previsione che nella grande maggioranza dei casi «resta sulla carta», i tempi si rivelano ben più lunghi. Novanta giorni se va bene, sino a «un anno e mezzo» in casi estremi. A quel punto l'azienda entra in un circolo vizioso. Non incassa, non ha il denaro per pagare stipendi e fisco e rischia di finire davanti a un giudice. Contemporaneamente il Durc (il documento unico di regolarità contributiva) non è più in regola e per la società aumentano le difficoltà a pretendere il dovuto. Alla fine, ecco i libri in Tribunale e il fallimento.

I CASI Il caso più eclatante è l'appalto per la strada statale Sassari-Olbia, che vede impegnate sessanta imprese sarde (numerose del Cagliaritano). L'Anas ha bandito una gara «vinta da società nazionali che poi hanno subappaltato i lavori a quelle isolane e sono andate via senza pagare», afferma Porcu: il buco complessivo ammonta a «4 milioni di euro» che forse mai arriveranno. Ma il problema è più ampio e tocca in primo luogo le gare bandite dalle amministrazioni cittadine, del valore inferiore ai 150 mila euro e riguardanti piccole manutenzioni. Qui ci sono imprese che lamentano ritardi anche di sei mesi e vantano crediti «per centinaia di migliaia di euro». Denaro virtuale inutile a pagare gli stipendi.

LE SOLUZIONI Per una vera tutela «nei contratti si dovrebbe prevedere che l'amministrazione pubblica paghi direttamente chi esegue i lavori», suggerisce Porcu. In ogni caso «si rispetti la normativa», insiste Delpiano: «Quando sollecitiamo i pagamenti sembra quasi si chieda un favore. Invece dovrebbe essere la pubblica amministrazione ad avere la faccia per terra. Passati i 30 giorni, si potrebbe pensare di far pagare oltre gli interessi le indennità».
Andrea Manunza